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  • Da: Assostampa FVG
  • marzo 25, 2015

ANCORA SULLA CRISI DEL PICCOLO (E DI TRIESTE…)

riceviamo e diffondiamo:

Egregio ingegner De Benedetti,
se ho ben capito dalla Sua cortese risposta, Trieste va abbandonata perché non ha saputo cogliere le occasioni che le si sono presentate.
Mi sembra una visione semplicistica. La storia di questa città è molto più complessa. Le ricordo soltanto che Trieste e la Venezia Giulia hanno pagato i “danni di guerra” per un conflitto voluto dal Fascismo. Danni che si sono concretizzati in un confine asfissiante per almeno trent’anni, in un’economia assistita, in un trattato di Osimo che invece di chiudere i conti ha rinfocolato le vecchie ferite e in una serie di ulteriori errori commessi dalla Madrepatria e certamente avallati dalla classe dirigente locale.
Ma, accolgo il Suo invito, e non rivolgo più  lo sguardo indietro, voglio guardare avanti, però nel futuro di questa città, stando alle sue parole, non vedo assolutamente nulla.
Ma in realtà un progetto c’è, come raccontano le cronache del suo (nostro) giornale. Ed è quello di creare qui un hub energetico (già ci sono la Ferriera, l’Oleodotto transalpino e il termo-valorizzatore, tutti tra le case, e ora ci minaccia il rigassificatore) con tutti i rischi per noi e i vantaggi per il resto del Paese. Bello, no? Very bello!
Comunque continuerò a comprare il Piccolo perché, comunque, è il “mio” giornale e perché concordo sugli apprezzamenti ai colleghi e al direttore, sperando che possano continuare a dare il meglio di sé nonostante condizioni di lavoro non proprio esaltanti.
Infine un’ultima breve nota: le manifestazioni domenicali, dedicate alla storia, organizzate dal giornale al Teatro Verdi di Trieste, hanno trovato un pubblico straordinario. Non glielo hanno riferito?
Cordiali saluti, dott. Pierluigi Sabatti

…le precedenti puntate:

Gentile Signor Sabatti,
il contenuto della sua lettera mi conferma, qualora ce ne fosse stato bisogno, quanto sia stata giusta la scelta di Udine, con una partecipazione di pubblico davvero straordinaria. Infatti nella sua lettera lei fa riferimento a un mondo che non c’è più o, per meglio dire, nel quale la sua bellissima città ha perso troppe occasioni per sfruttare la sua posizione geografica – oltre che storico-culturale – che la rendevano il porto naturale del Mediterraneo per tutto il nord dell’Europa. In questa concezione di un mondo che Trieste si è lasciata sfuggire, vorrei ricordarle più specificamente la crisi dell’editoria quotidiana che ci ha COSTRETTO ad azioni di adattamento dei mercati diffusionali e pubblicitari, che per fortuna sono state efficaci e tempestive. Il direttore e la redazione de Il Piccolo lo hanno capito, sottoscrivendo ultimamente un accordo che è stato considerato soddisfacente, pur con i sacrifici imposti dalla situazione.
Continui a comperare Il Piccolo, perché è pieno di notizie dalla regione e dal mondo ed è scritto da validi giornalisti in armonia con un ottimo direttore.
Cordiali saluti, Carlo De Benedetti

Ingegner De Benedetti,
l’aver organizzato a Udine le giornate della “Repubblica delle idee” dedicate alla multiculturalità mi ha stupito perché se c’è una città in questa regione in cui la multiculturalità è di casa da secoli quella è Trieste. Non faccio questioni di campanile, ma di tradizioni. Le ricordo che il Friuli celebrerà, con fondi regionali, la “Fieste Patrie dal Friul” che non mi sembra multi ma mono-culturale.
Mi è stato anche detto che si è scelto il capoluogo friulano, e il suo giornale “Messaggero Veneto”,  perché non ci sono le tensioni sindacali che invece si avvertono a Trieste.
Ebbene, ingegnere, si è chiesto perché a Trieste c’è un così forte disagio, da far temere per la riuscita di una manifestazione del giornale-corazzata del suo gruppo editoriale?
Evidentemente no.
Eppure dovrebbe sapere che si sta smantellando un giornale nato nel 1881. Fondato da un geniale giovanotto di 21 anni, che aveva dovuto sin dai 14 mantenere la famiglia per la morte del padre. Un giovane che è stato un sostenitore della causa italiana e che perciò è diventato senatore del Regno. Anche se in vecchiaia, la sua origine ebraica, l’ha costretto a perdere” i suoi privilegi e il giornale.
Caro ingegnere, l’aver realizzato qui la manifestazione (o anche altre iniziative) avrebbe sostenuto questo giornale, insieme magari a qualche investimento (i risultati economici del suo gruppo mi sembra che consentano qualche “larghezza”), nel rispetto di una storia che dura da 134 anni e in cui la città si riconosce.
La politica che il suo gruppo sta facendo riguardo al Piccolo mi pare stia dando pessimi risultati, come la perdita di copie e di ruolo che si estendeva anche oltre i nostri confini.
La prego di riflettere su queste considerazioni di un vecchio redattore del Piccolo, affezionato al suo giornale e alla sua città.
Pierluigi Sabatti