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  • Da: Assostampa FVG
  • giugno 04, 2010

BULAJ E BILOSLAVO AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI TS

Venerdì 4 giugno (e non giovedì 3 come precedentemente comunicato), con inizio alle 17.30, al Circolo della Stampa di Trieste (Corso Italia 13), si terrà il dibattito “Afghanistan: raccontare la guerra, raccontare la pace”, con Monika Bulaj e Fausto Biloslavo. Coordina Roberto Weber, presidente del Circolo della Stampa. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti (info 040 370371 oppure 040 370571).
Monika Bulaj, fotografa, scrittrice e documentarista, vive a Trieste e pubblica reportage sui confini delle fedi, popoli nomadi e diseredati, in Europa, Asia e Africa. È nata a Varsavia nel 1966 e ha studiato filologia polacca all’Università di Varsavia. Collabora con diverse testate italiane e internazionali, tra cui “Gazeta Wyborcza”, “D-La Repubblica”, “Io Donna”, “La Repubblica”, “Il Venerdì”, “Courrier International”, “East”, “Geo”, “National Geographic”. Grazie al lavoro svolto in Afghanistan, quest’anno ha vinto il prestigioso premio americano The Aftermath Project Grant 2010, finanziato da Open Society Sorosa. Ha al suo attivo oltre cinquanta mostre personali, organizzate dalla Germania all’Egitto. Tra i suoi libri ricordiamo “Libya felix” (2002), “Rebecca e la pioggia” (2006), “Gerusalemme perduta” con Paolo Rumiz (2005), “Figli di Noè” (2006), e “Genti di Dio, viaggio nell’altra Europa” (2008).
Fausto Biloslavo, giornalista di guerra, triestino, scrive per “Il Giornale” e per “Panorama” e collabora saltuariamente con “Il Foglio”, “Radio 24” e i tg Mediaset. A Trieste ha fondato l’agenzia di free lance Albatross e negli anni Ottanta ha seguito le guerre dimenticate dall’Afghanistan all’Africa, fino all’Estremo Oriente. Nel 1987, dopo un reportage con la resistenza afghana contro l’Armata rossa, è stato catturato e tenuto prigioniero a Kabul per sette mesi; rilasciato grazie all’intervento dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, è tornato in Afghanistan, dove un camion militare lo ha travolto riducendolo in fin di vita. Ristabilitosi, ha ripreso a seguire in prima linea i conflitti peggiori: il genocidio in Ruanda e le guerre in Croazia e in Bosnia, fino all’intervento della Nato in Kosovo e la guerriglia in Macedonia. Nel 2001 è stato uno dei primi giornalisti ad entrare a Kabul liberata dai talebani e nel 2003 ha seguito al fianco delle truppe alleate l’attacco all’Iraq fino alla caduta di Baghdad. Ha pubblicato due libri sui suoi reportage di guerra (“Prigioniero in Afghanistan”, Sugarco e “Le lacrime di Allah”, Mondadori).