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  • Da: Assostampa FVG
  • aprile 23, 2008

CELEBRATO IL CENTENARIO DELLA FNSI

ROMA Il passato e il futuro della Fnsi: tra giornalisti che hanno fatto la storia della professione e
precari che guardano avanti con incertezza ma passione.
È stato questo lo spirito della cerimonia con cui a Roma si sono aperte le celebrazioni per i primi cento anni della Fnsi, il sindacato dei giornalisti italiani che nel febbraio del 1908 ha visto la luce ma che il 23 aprile dello stesso anno ha avuto il suo primo evento ufficiale nel congresso del consiglio nazionale delle donne.
Prima della cerimonia – aperta dall’esecuzione a sorpresa del ritrovato Inno Fnsi – una delegazione Fnsi, con il segretario Franco Siddi e il presidente Roberto Natale, è stata ricevuta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“In un mondo ggressivamente multimediale – ha detto loro tra l’altro il Presidente – ci sono sollecitazioni a cui bisogna saper resistere per garantire libertà e dignità della stampa”.
Il Presidente della Repubblica è apparso in un filmato registrato stamattina al Quirinale e mostrato nel corso della cerimonia, insieme ad altri due documenti, il primo sulla storia del sindacato, l’altro sui giovani.
“Siete una grande realtà”, ha detto ancora Napolitano, che si definisce “fortemente assertore del principio della libertà di stampa”.
Tanto da chiedere un impegno alla Fnsi: “Se si vedono lesioni di principi e indirizzi costituzionali, è molto importante che si sentano voci indipendenti critiche”.
Una battaglia di libertà e di verità che è al centro del senso stesso della professione, tanto che Siddi chiede “di dichiarare crimine contro l’umanità la violenza e più ancora l’assassinio del giornalista”.
Lo fa davanti ad una platea con in prima fila il presidente della Fieg e dell’Ansa, Boris Biancheri, e il direttore generale, Alessandro Brignone; segretari delle sigle sindacali come Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Renata Polverini (Ugl), il Ministro del lavoro Cesare Damiano, il sottosegretario con delega all’editoria Ricardo Franco Levi, il portavoce di Silvio Berlusconi, Paolo Bonaiuti.
Ci sono esponenti della maggioranza come Maurizio Gasparri, dell’opposizione come Walter Veltroni e Piero Fassino. Direttori di tg, giornali e agenzie, componenti del Cda Rai come Sandro Curzi; il presidente dell’Autorità per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti, e ovviamente tutti gli uomini della storia del sindacato dei giornalisti in una platea affollata.
In Italia la storia della Fnsi – dice ancora Siddi – ha “rappresentato sempre la cultura della modernità del Paese, pagando anche prezzi enormi”. Sono 41 i giornalisti morti nella storia della Repubblica, e nel ricordarli prevale ancora la commozione di tutti ma oggi la Fnsi non era riunita al Capranica “ad erigere un monumento al passato”.
“I problemi del futuro sono rilevanti”, ha spiegato infatti il segretario, consapevole che “siamo chiamati ad essere protagonisti di cambiamento sollecitando leggi di sistema”.
Servono giornalisti “preparati per considerare sempre l’informazione, non esercizio di uno spettacolo, ma opera di alta responsabilità sociale”.
Per questo “la politica deve fare la sua parte assumendosi le sue responsabilità”, e per questo a tutti ripete di “non pretendere giornalisti più amici ma giornalisti veri e seri. E alla politica in particolare di chiedere più informazione non fedeltà”.
Lo ha detto anche Sergio Lepri, direttore dell’Ansa per oltre 25 anni, concludendo la sua prolusione “Giornalismo: da ieri al futuro”, che l’informazione “deve essere mediazione di verità e deve coinvolgere anche gli editori che non vogliono solo vendere pubblicità ma anche contribuire alla crescita del paese”. Sfida che riguarda soprattutto le giovani generazioni.
La Fnsi “ha un atteggiamento di grande apertura sui temi della multimedialità – ha detto il presidente Natale – ma pone una sola condizione: non si usi il grimaldello della modernità per un attacco radicale ai diritti del lavoro, condizione essenziale per una democrazia”.
Infine richiamo alla libertà: “La pausa dell’attività della Fnsi in coincidenza con il regime fascista dimostra che la storia del sindacato e quella della democrazia italiana sono intrecciate. Per questo festeggiamo, oltre ai 100 anni della Federazione, i 60 della nostra ‘sorella’ Costituzione che, come ha ribadito ancora oggi il Presidente Napolitano, nei suoi principi fondamentali non si tocca”.