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  • Da: Assostampa FVG
  • settembre 12, 2016

CESSIONI FINEGIL, ANCORA SCIOPERO A PESCARA

Non si ferma in Abruzzo la protesta dei dipendenti del quotidiano il Centro di Pescara. Dopo i primi due giorni di sciopero l’assemblea dei giornalisti ha votato altri quattro giornate di protesta, accompagnate dalle due dei poligrafici. Il giornale non sarà dunque in edicola fino a domani. Lo sciopero dei dipendenti è contro le modalità di cessione della testata da parte del Gruppo Espresso: l’assemblea all’unanimità ha votato altri quattro giorni di protesta da parte dei giornalisti (due da parte dei poligrafici) dopo lo sciopero di due giorni indetto mercoledì scorso, 7 settembre. Domani la Fnsi incontrerà i comitati di redazione dei giornalisti del Centro e dell’altro giornale venduto da Finegil, La Città di Salerno, insieme con i rappresentanti delle associazioni regionali di stampa. Del gruppo Finegil fanno parte anche Piccolo e Messaggero Veneto. L’Assostampa Fvg è al fianco dei colleghi di tutte le testate del gruppo.

Ecco il comunicato dei redattori del Centro:

È tornata a riunirsi l’assemblea dei giornalisti del Centro. Dopo i due giorni di sciopero decisi a seguito della comunicazione della cessione del giornale da parte del Gruppo Espresso è stato preso atto che restano incerte le garanzie occupazionali e non è chiaro con quale organico avverrà il passaggio. I giornalisti hanno accertato che in data 1 agosto 2016 l’azienda ha provveduto a inquadrare nell’organico di La Repubblica una collega precedentemente in forza alla redazione di Pescara del Centro nonostante fosse stato più volte ribadito che il distacco (già in essere da più di tre anni) sarebbe andato avanti fino al 31 dicembre 2016. Il passaggio è avvenuto in totale assenza di comunicazione da parte dell’azienda e senza che fosse stata sostituita con un altro contratto a tempo indeterminato. Dopo poco più di un mese è stato firmato il preliminare di cessione. Resta inoltre da chiarire la posizione di un altro collega distaccato dalla Provincia Pavese al Centro. Nella riunione di mercoledì scorso con i vertici del Gruppo Espresso non è stato fatto alcun cenno alle due posizioni lavorative. Questo tanto per rendere l’idea dell’incertezza attorno alla definizione dell’organico del giornale oggetto dell’accordo preliminare di cessione. I giornalisti del quotidiano il Centro ribadiscono la propria amarezza e delusione per come è stata portata avanti l’operazione, senza alcun coinvolgimento dei dipendenti che in trenta anni hanno fondato, lanciato e consolidato la posizione di media leader del Centro, a costo di sacrifici personali che sono andati ben oltre gli orari di lavoro retribuiti. Per mesi abbiamo chiesto delucidazioni all’azienda perché voci insistenti davano per imminente la cessione e a tutte le domande abbiamo ricevuto risposte evasive e ambigue. Poi, dalla mattina al pomeriggio, ci è stata comunicata la definizione del preliminare di vendita. Il rammarico di questa iniziativa di protesta è quello di dover per forza di cose interrompere momentaneamente il nostro rapporto con i lettori che erano, restano e resteranno sempre l’unico riferimento di chi opera nel settore dell’informazione. Proprio per garantirne la correttezza, l’autonomia e la precisione chiediamo garanzie che non ci sono state fornite in maniera esauriente. L’amarezza dei giornalisti del Centro è quella di essere stati ceduti per inseguire un altro progetto, la fusione Espresso-Itedi – che mette a repentaglio il futuro di altri giornali del gruppo – dopo che per anni hanno lavorato in condizioni difficili (alcuni hanno scritto e dormito nel camper in occasione del tragico terremoto del 2009 all’Aquila) per garantire la crescita e il consolidamento dell’azienda-Centro. Per tali ragioni i giornalisti del quotidiano il Centro, su mandato unanime dell’assemblea, proclamano quattro giorni di sciopero fino a lunedì compreso. L’assemblea ha dato mandato al Cdr di prevedere altri sette giorni di sciopero con modalità e metodi da definire. La redazione del Centro ringrazia i colleghi dei quotidiani locali Finegil che hanno aderito alla protesta e hanno assicurato il loro sostegno nella vertenza.