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  • Da: Assostampa FVG
  • settembre 23, 2011

CHIUDONO EDIZIONI VENETE DI “LEGGO”

Chiusura dal 1° ottobre di 8 edizioni e 12 giornalisti (il 40% dell’intera forza lavoro di Leggo), considerati esuberi, in cassa integrazione. Al Cdr di Leggo è stato comunicato dall’azienda il piano di riassetto del quotidiano free press. La proprietà ha deciso la chiusura di tutte le redazioni a esclusione di Roma e Milano e la cessazione della pubblicazione e distribuzione delle edizioni di Bari, Napoli, Firenze, Genova, Lombardia, Bologna, Torino, Venezia, Verona e Padova nelle rispettive città. Dopo dieci anni, a partire dal prossimo mese i lettori non troveranno più Leggo nelle stazioni, alle fermate di autobus e vaporetti. Una decisione grave scaturita, riferisce l’azienda da un calo pubblicitario che negli ultimi anni ha colpito l’intero settore dell’editoria, free press compresa, e in virtù della quale i dodici giornalisti impiegati nelle redazioni decentrate vengono considerati esuberi. Va ricordato che nonostante il taglio delle copie distribuite, il lavoro dei giornalisti di Leggo ha prodotto una ripresa negli ultimi mesi dei lettori del quotidiano che dopo un calo iniziale, compatibile con il taglio delle copie distribuite, è risalito superando la soglia dei 2 milioni di lettori giornalieri, con una crescita stimata del 5,8% (Dati Audipress), affermando la testata a leader dei free press in Italia. Peraltro, Leggo fa parte del terzo gruppo editoriale italiano (Caltagirone Editore). Dopo dieci anni di lavoro quotidiano senza mai un giorno di sciopero proclamato contro l’azienda, con notevoli sacrifici richiesti in questi anni a tutte le redazioni in termini di aumento di pagine e di orari, con presenze notturne incrementate per assicurare al lettore un’informazione sempre più fresca e puntuale, l’assemblea dei redattori ha annunciato lo stato di agitazione affidando al Cdr un pacchetto di 12 giorni di sciopero, chiedendo all’Fnsi un intervento urgente per salvaguardare le professionalità dei redattori impiegati nelle edizioni locali, per arginare le ricadute che la riorganizzazione avrà sull’indotto, costituito da decine di collaboratori e fotografi e per avere rassicurazioni serie sulla sopravvivenza stessa e sul futuro della testata.