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  • Da: Assostampa FVG
  • febbraio 15, 2007

dal BARBIERE DELLA SERA

Che ne dite se facciamo il quadro della situazione lavoratori/testate regione per regione? Così i free o collaboratori o disoccupati che dir si voglia si possono fare un’idea delle prospettive lavorative. Cominciamo dal Friuli Venezia Giulia, questo sconosciuto

Dati raccolti sull’Agenda del giornalista, non ufficiali:

Giornalisti professionisti a ottobre 2006 : 500
Praticanti: 41
Pubblicisti: 1638
Elenco speciale: 225

Totale: 2404.

Non scorporo qui i pensionati anche perché molti colleghi già in pensione sono più attivi oggi di tanti colleghi più giovani. E aggiungo che molti colleghi contrattualizzati affiancano collaborazioni soprattutto con le testate nazionali.

Situazione informazione:

Quotidiano il Piccolo (Trieste e Gorizia) 45 contrattualizzati
Quotidiano Messaggero Veneto (Udine, Gorizia e Pordenone) 53 contrattualizzati
Quotidiano il Gazzettino (Pordenone e Udine) 19 contrattualizzati e 1 part time
Primorski Dnevnik (Trieste) 13 contrattualizzati
Agenzia Ansa (per tutta la Regione) 4 contrattualizzati più 1 contratto a termine
RAI (sede regionale red.italiana e slovena , inclusi telecinoperatori): 55 complessivamente
Il Sole 24 Ore Radiocor 1contrattualizzato
Periodici regionali registrati: 49 (numero contrattualizzati non reperibile, sicuramente 49 direttori responsabili, anche se è probabile che qualcuno diriga più di una testata o sia già assunto da qualche parte)
Due agenzie stampa regionali (14 contrattualizzati all’Arc e 1 all’Acon)
8 televisioni locali (a contratto: 6 a Radio Telepordenone; 8 a Telefriuli; 5 a Telequattro
11 radio locali (unico dato recuperato: 3 contrattualizzati a Radio Punto Zero)

TOTALE :229 (incluso il part time e il contratto a termine). Mettiamo che ci siano persone a contratto non segnalate anche in periodici, internet, radio e altre tivù, e aggiungiamo gli addetti stampa degli enti locali (comuni, province, ecc.). Ad essere ottimisti si arriva a 400 giornalisti/pubblicisti a contratto. A questo numero aggiungiamo (in base al dato anagrafico) un centinaio di professionisti pensionati e 300 pubblicisti.

Rimangono 1600 giornalisti a spasso. Alcuni iperoccupati sottopagati, alcuni in attività per pura passione, alcuni dediti solo agli uffici stampa non istituzionali (e non sempre con contratto giornalistico). L’ultima volta che mi sono iscritta alle liste di disoccupazione eravamo, mi pare, una trentina, ma credo che il numero sia salito.

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Il primo dato che balza agli occhi è che, a fronte di 15 giornalisti in Regione e 209 sparpagliati tra redazioni di giornali e televisione, l’Ansa vanta ben 4 + 1 addetto.

Questa ‘cinquina’ da anni produce informazione su tutta la Regione al ritmo di un centinaio di take al giorno. E, in buona parte dei casi, quanto si legge in presa diretta dal sito Ansa delle pagine della Regione, riappare pubblicato il giorno dopo sui quotidiani o letto in televisione.

Vero è che gran parte delle notizie arrivano dai 15 della Regione, ma se in totale venti giornalisti fanno quanto 209 (e anche i cinque dell’Ansa hanno un desk, non solo quelli dei giornali o delle televisioni)il rapporto gioca a favore di qualsiasi editore voglia licenziare. Scusate la brutalità.

Tutto ciò mi ricorda molto una vertenza sindacale estiva in banca -tempi di ristrutturazione per passaggio di consegne ad altro istituto- in cui feci imbufalire Codarin (poi diventato vicesindaco della destra) sostenendo che, essendo noi presenti d’estate solo col 35% del personale, lavorando per giunta normalmente, dimostravamo all’azienda che il restante 65% era inutile.

In realtà qui non è così. E’ l’Ansa ad essere sottodimensionata, non i giornali o altro ad essere sovradimensionati.

Chi opera nelle redazioni sa quanta importanza hanno i singoli settori (la cronaca dei paesotti, lo sport e gli sport minori, le manifestazioni in parrocchie sperdute o gli eventi che per tanti lettori sono proprio eventi di vita).

La Regione ha 219 comuni, e un milione e duecentomila abitanti. Tutti possibili usufruttuari di un prodotto (l’informazione) che è anche un diritto.

L’Ansa non può dunque coprire (in 5) tutto il territorio. Anche se, avendo lavorato in altre regioni italiane, devo dire che qui gli sforzi per farlo sono al limite dell’umano (e non so se è un bene).

Sono dunque necessari tutti i colleghi al desk, il cui lavoro alla fine consiste nel tenere in piedi una rete di collaboratori da 219 postazioni diverse.

Mi spiegate come fa a sapere uno che lavora a Udine cosa sta accadendo a Sella Chianzutan? E perchè un collega di Pordenone dovrebbe dedicarsi completamente a Sacile?

In questa realtà italiana che, non finirò mai di rompere le scatole su ciò, è fatta di 40 milioni di cittadini in provincia e circa 20 milioni di cittadini tra Roma e Milano la parcellizzazione dell’informazione è vitale. Sempre se si parte dal presupposto che l’informazione è un diritto del cittadino.

E per arrivare a ciò c’è bisogno di chi al desk passa i pezzi, li titola (e talvolta pure li traduce…) e di chi si muove sul territorio. Ed ecco che riappaiono i 1600 anonimi scomparsi.

Un confronto con loro è vitale per la sopravvivenza di qualsiasi testata. A meno che non si voglia un paese che ne tiene in vita alcune in monopolio (Corriere, Repubblica, Giornale, Gazzetta, Sole, Stampa, Messaggero). Ma questo è un discorso squisitamente politico ed economico.

I collaboratori (poi discutiamo come vengono scelti, per carità) sono oggi la linfa di qualsiasi giornale. Tanto più in un luogo, come la mia città, dove non c’è nemmeno il rischio della concorrenza, dove se anche hai preso una ‘buca’ non se ne accorge nessuno, perchè nessuno ha dato la notizia. Non c’è altro.

In provincia il problema non è tanto lo stagista, quanto il collaboratore. Uno stagista può anche essere un peso e mandato a fare fotocopie fino alla fine dello stage, ma se perdi chi ti manda notizie da Doberdò del Lago o da Coritis hai perso un’altra fetta di lettori. E per chi scriviamo?

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Nota metodologica – Schemino per ogni Regione (dati reperibili sulle Agende dell’Ordine locale)

Dati sugli addetti: professionisti, praticanti, pubblicisti, speciale. Totale.
Numero testate e numero di contrattualizzati. Totale (si desume dalle segnalazioni che ogni testata fa).
Totale contrattualizzati, più percentuale possibile di pensionati (a occhio dai nati intorno al ’42, aggiungendo un buon numero di prepensionamenti per quelli del ’47 e dintorni), più percentuale credibile di addetti coi contratti più stravaganti negli enti pubblici e privati. Sottrarre dal numero di iscritti il numero del totale dei ‘garantiti’. Quello che resta sono quelli a spasso.