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  • Da: Assostampa FVG
  • giugno 15, 2009

Dobbiamo salvare le notizie

Un avviso pubblicato ogni giorno su tutti i quotidiani italiani "che suoni da richiamo per coloro che ancora hanno a cuore il valore liberale dell’informazione, che certe notizie tra un po’ potrebbero non esserci più, potrebbero essere negate per legge". È la "protesta straordinaria" che il segretario generale della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ha proposto agli editori contro il disegno di legge sulle intercettazioni che, dopo il sì, della Camera, sta per essere approvato anche dal Senato. "L’approvazione della legge – dice Siddi – sarebbe un male insopportabile perchè un bene indispensabile sarebbe lesionato in modo irreparabile". Siddi invita gli editori a intervenire congiuntamente: "Non bisogna avere paura perchè ci sono i contributi pubblici o perchè attendiamo delibere sulla protezione sociale dei giornalisti". Su questa vicenda – conclude Siddi – "siamo sulla stessa barca perchè il carcere per chi dà le notizie e la multa agli editori che le pubblicano sono provvedimenti illiberali che fanno morire i giornali" "Il Presidente della Repubblica Napolitano richiama ancora una volta oggi la fondamentale importanza della libertà e del pluralismo dell’informazione, con un’insistenza della quale tutti i giornalisti italiani gli sono particolarmente grati", aggiunge il p residente della Fnsi Roberto Natale. "Nelle stesse ore – dice Natale – il Presidente del Consiglio Berlusconi si incarica di dimostrare una volta di più quanto pesante sia l’anomalia italiana in fatto di media. Accusa i giornali di deformare la realtà, vede complotti dove ci sono notizie, e soprattutto invita gli industriali a non investire nei mezzi di informazione che non condividono il suo ottimismo. Poi rettifica, come spesso gli accade; ma poco credibilmente, perché l’avvertimento sulla destinazione della pubblicità il Presidente del Consiglio lo aveva già inviato spesso al mondo dell’impresa negli ultimi mesi. Il conflitto di interessi del premier imprenditore dei media viene dunque esibito senza alcun ritegno. Se l’Italia è così in basso nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione, nessuno deve stupirsi".