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  • Da: Assostampa FVG
  • ottobre 12, 2015

DOPO L’OCCASIONE PERSA CON GIULIETTI

Le varie ricostruzioni lette su facebook sono false e tendenziose, oltre che francamente ridicole. Chi parla e straparla di intere regioni con “forti perplessità” sull’elezione annunciata di Beppe Giulietti, compulsi semmai i propri miseri numeri: la frustrazione in politica gioca dei brutti scherzi. Per rispetto della verità e di tutti i colleghi, infatti, il Coordinamento di Fiuggi desidera richiamare l’attenzione su un dato di fatto esemplare: il Consiglio Nazionale è stato annullato perché, nel momento di massimo fulgore, i presenti in sala erano 36, come pensiamo sia stato verbalizzato prima di chiudere la sessione. Poiché i convocati erano 119, non riesce difficile immaginare che siano mancati all’appello circa 80 consiglieri. Questo ce lo dice l’aritmetica, ma preferiamo anche rilasciarne una testimonianza oculare: è proprio così, erano tutti giù, e noi con loro. Vorremmo qui sottolineare un altro, analogo e concomitante, dato di fatto: gli 80 consiglieri potevano serenamente eleggere – con voto utile al primo scrutinio –  il candidato che, con lo scouting tenace delle caratteristiche migliori e il paziente lavoro all’interno di una maggioranza plurale, avevano individuato: Beppe Giulietti.  Ma la rinuncia del candidato, motivata dalla persistenza di veti e controcandidature da parte di una dozzina di membri della coalizione, hanno consigliato di evitare la tentazione, pure fortissima, della semplice forza dei numeri. La maggioranza aveva chiesto al segretario generale Lorusso di ascoltare tutti e di fare sintesi con una candidatura che non è stata accettata da chi evidentemente professa solo a parole le regole della democrazia. Responsabilmente, si è ritenuta preferibile un’ultima, decisiva, chiarificazione della e nella maggioranza. Questa è la veritiera ed essenziale ricostruzione delle dinamiche del 7 ottobre 2015. Desideriamo però portare all’attenzione dei Cdr, delle redazioni e singoli colleghi una circostanza che ci riguarda direttamente e che riteniamo offensiva quanto emblematica. Nelle more di 24ore di riunioni, più volte chi si è candidato alla presidenza della Federazione si è permesso di chiedere “lo scioglimento di Fiuggi”: un cantiere aperto, dove si sta lavorando alla ricerca di un modo nuovo e corale di fare sindacato nel rispetto delle sue differenti peculiarità ma che, anche questo in tutta evidenza, qualcuno osteggia perché è ancorato alla logica vecchia delle componenti usate come grimaldello per vecchi e sterili personalismi – che hanno stancato la categoria e sfiancato il Sindacato. Noi rivendichiamo il tentativo di mettere in piedi un ambito di riflessione politico-culturale, offendo a tutti occasioni di incontro, di condivisione dei saperi e delle intenzioni, di superamento di barriere proprie e improprie. Com’è successo a Venezia a fine luglio. Com’è successo martedì scorso in Federazione: chiunque ha avuto la possibilità di conoscere la storia della presidenza Fnsi, grazie al direttore generale Giancarlo Tartaglia, e allo stesso tempo di ascoltare dalla viva voce di Beppe Giulietti come il candidato della maggioranza concepiva il mandato che gli veniva offerto. E’ un vero peccato che qualcuno sia facile preda di isterie e intolleranze.  Che sia chiesto “lo scioglimento di Fiuggi” da parte di chi presume di poter rappresentare non solo tutto il Sindacato ma anche l’intera categoria è faccenda che non arriva nemmeno al colpo di teatro, perché sbuca direttamente nell’avanspettacolo. Noi continueremo ad offrire a tutti le occasioni di conoscenza e di condivisione che riterremo di volta in volta più adeguate ad affrontare una stagione di straordinaria difficoltà per i giornalisti italiani
Il Coordinamento di Fiuggi

 

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Vittorio DI Trapani

Si fa un gran parlare in queste ore dell’elezione del Presidente della Fnsi. Nelle parole di livore, e nelle ricostruzioni fantasiose, si trovano le vere ragioni di quanto accaduto. Ovvero, ambizioni personali che vanno oltre l’interesse collettivo e la sopravvivenza di un residuato del secolo scorso come le componenti sindacali. Avendo partecipato in queste settimane, ritengo utile far chiarezza su alcuni punti:
1- ho chiarito immediatamente che il Presidente deve avere un profilo ben distinto da quello del Segretario. Quello che si sta scegliendo non è né un Segretario aggiunto né un vice Segretario. Ma un Presidente. Che ha compiti e ruoli ben distinti da quelli del Segretario. Il Presidente rappresenta tutta la Fnsi. E deve assicurare il rispetto dei deliberati congressuali.
2- ho invitato, dunque, la maggioranza della Fnsi a riflettere sulla necessità di individuare un nome di alto profilo del panorama editoriale italiano. Oppure a chiedere la disponibilità a una delle colleghe o dei colleghi che vivono nelle frontiere della professione, coloro che sono minacciati, o addirittura costretti a vivere sotto scorta. Scegliendo così una persona in grado di interpretare un segnale molto chiaro di impegno per la categoria, e contro tutti i bavagli.
3- una parte della componente romana Informazione@Futuro ha candidato Paolo Butturini. In maniera inusuale lo ha fatto in piena estate, senza alcun confronto con la maggioranza della Fnsi di cui fa parte, e senza confrontarsi neanche con la delegazione romana nella Fnsi che lo ha eletto in Giunta. Scelta legittima. Politicamente inopportuna. Ripeto con chiarezza che si tratta di una candidatura con un profilo strettamente sindacale, adatta a concorrere come Segretario. Come dimostra anche la doppia lettera di candidatura. Per questo legittima e rispettabile, ma non rispondente al profilo di Presidente di cui la Fnsi oggi ha bisogno. Con queste motivazioni, la sua candidatura è stata bocciata dalla gran parte della maggioranza della Fnsi e perfino da parte della delegazione romana di cui fa parte. Visto che le parole, hanno un senso, non vedo in questo un “veto”. Ma una scelta di un profilo diverso. E la presa d’atto che la sua candidatura non aveva i consensi necessari nella maggioranza Fnsi, men che meno dunque l’ambizione di andare oltre la maggioranza, così come sarebbe opportuno per l’elezione di un Presidente.
4- nel corso delle riunioni di maggioranza è stato proposto il nome di Beppe Giulietti. Sul suo nome c’è stato l’immediato consenso della gran parte della maggioranza della Fnsi. Per parte mia ho detto da subito che sarebbe stata la migliore soluzione possibile. Per la sua storia. La sua capacità. La sua modernità. La sua spinta radicalmente riformatrice. Qualcuno, in particolare una parte delle delegazione romana, ha espresso la propria contrarietà con motivazioni assolutamente pretestuose. Chiedevano a Giulietti un confronto per sapere la sua idea di sindacato e di professione. Come chiedere a un fuoriclasse come gioca a calcio. Il suo impegno sindacale, politico, associativo, è sotto gli occhi di tutti. Nella forma più democratica che esiste: è pubblico.
In più Giulietti ha accolto l’invito meritorio del Coordinamento di Fiuggi a un incontro pubblico per parlare della storia e del futuro della presidenza Fnsi. In quella occasione, ha esposto – con la chiarezza che gli è propria – le sue idee. Ma al fronte del “no a tutti i costi” non bastava. Evidentemente volevano una trattativa vecchio stile tra componenti per rimettere al centro non la politica sindacale ma il bilancino dei poteri.
5- se fosse stato portato al voto, Giulietti avrebbe avuto i voti per essere eletto al primo turno. Quindi anche con una maggioranza qualificata.
6- il suo nome non è stato portato al voto perché Giulietti ha comunicato la sua decisione di non accettare la candidatura spiegando che non voleva essere motivo di divisioni nel sindacato. Una scelta ancora una volta coerente con una storia che si è caratterizzata per la capacità di unire e di includere. Per la capacita di andare oltre gli steccati. Una scelta che dimostra una volta di più che Giulietti era ed è la persona giusta per la presidenza Fnsi, perché sa anteporre l’interesse collettivo e della istituzione sindacale a quello suo personale.
7- in una maggioranza si può stare in due modi. O per arricchire il lavoro di gruppo. Cercando compattezza, sintesi, soluzioni. E questo vuol dire starci anche se non si è d’accordo con il 100% delle decisioni. E quindi lealmente sostenere le decisioni emerse come largamente condivise. O ci si può stare cercando occasioni per una rottura o per giustificare una uscita. Meglio ancora se alla vigilia di un periodo difficile come quello di una trattativa sindacale dura e complessa. Stare in tribuna a urlare è molto più facile che stare in campo a giocare la partita.
Vittorio di Trapani, segretario Usigrai