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  • Da: Assostampa FVG
  • ottobre 25, 2005

Ecco perchè i giornalisti sono costretti a scioperare

ECCO PERCHE’ I GIORNALISTI
SONO COSTRETTI A SCIOPERARE

A nessuno piace scioperare. Nemmeno ai giornalisti, che quando sono costretti a farlo sanno di causare – oltre a un danno economico a se stessi e all’azienda per cui lavorano – anche l’assenza per uno o più giorni di quel pilastro della democrazia che è l’informazione.
Lo ricordiamo, in questo periodo di scioperi dei giornalisti, per sottolineare che la scelta di chiamare i colleghi all’astensione dal lavoro non viene presa mai a cuor leggero dal sindacato. Che trova la sua forza proprio nel fatto di essere il sindacato unico e unitario di tutti i giornalisti italiani.
Come si sa, il contratto Fnsi-Fieg è scaduto da molti mesi. I giornalisti hanno presentato la propria piattaforma per il rinnovo, tesa a garantire migliori condizioni economiche e normative sia a quanti lavorano nelle redazioni sia a quelli – sempre più numerosi, ormai circa il cinquanta per cento della categoria – che fanno parte del lavoro autonomo, i cosiddetti free lance, termine inglese dietro al quale si cela spesso un italianissimo precariato.
A settembre, dopo un ulteriore incontro tra la Fnsi e la Fieg, si era preso atto dell’inconciliabile distanza tra le posizioni delle parti sul rinnovo del contratto. Fra la piattaforma a nostro avviso ragionevole della Fnsi e le (sempre a nostro avviso) inaccettabili proposte di modifica presentate dagli editori. Il cui capo delegazione aveva affermato, tra l’altro, che «gli editori intendono andare a una resa dei conti con il sindacato dei giornalisti, il quale difende un contratto antistorico ed eccessivamente rigido».
Il sindacato dei giornalisti ha respinto tutte le proposte della Fieg, chiedendo il ritiro della piattaforma degli editori e proponendo di aprire subito un negoziato serio sulla piattaforma proposta dalla Fnsi.
È stato a questo punto che gli editori hanno fatto una proposta che sarebbe potuta essere decisiva: firmare un accordo contrattuale valido solo per due anni, che preveda lo slittamento del contratto quadriennale, la prosecuzione della validità di tutta la parte normativa del contratto fino alla prossima scadenza biennale, una vera intesa economica biennale, la sterilizzazione della Legge 30 sul mercato del lavoro e del Decreto Legislativo 368/2001 sui contratti a termine, un’intesa che consenta di aprire un serio confronto contrattuale sul lavoro autonomo dei giornalisti freelance.
Nel pacchetto anche la proposta di sbloccare le intese relative alla riforma della previdenza approvate dal Consiglio generale dell’Inpgi e dal Consiglio nazionale della Fnsi, e il rifinanziamento delle agevolazioni per l’assorbimento dei giornalisti disoccupati.
Su questa proposta il sindacato dei giornalisti ha deciso, con senso di responsabilità, di andare a vedere. A vedere se era possibile raggiungere un «accordo ponte» che rinviasse di due anni la trattativa su molte e importanti questioni aperte, facendo salva però la tutela economica e normativa di migliaia di colleghi.
Purtroppo, alla prima verifica concreta, le aperture offerte dagli editori sono state poi ritirate. Nessuna garanzia sulla Legge 30 (la cosiddetta Biagi) e sulla legge che liberalizza i contratti a termine, con particolare riferimento al lavoro in appalto e al distacco per i giornalisti, elementi pericolosi per la difesa dell’autonomia professionale. Nessun aumento economico degno di questo nome. Scomparse pure le proposte di apertura sul tema dei free lance.
Insomma, un autentivo e clamoroso passo indietro verso le posizioni più dure e oltranziste, caratterizzate dalla volontà di avere mano libera nelle redazioni e nel rapporto con i collaboratori, elemento debole della catena.
Per questo i giornalisti sono stati costretti a far mancare l’informazione. Per questo, a meno di ripensamenti (per parte nostra auspicabili) da parte degli editori, saranno costretti a farla mancare ancora nelle prossime settimane.