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  • Da: Assostampa FVG
  • luglio 27, 2010

EPOLIS A RISCHIO

Nubi su E Polis, la società che pubblica diciannove giornali semigratuiti in altrettante città d’Italia. Le ultime notizie sono di tagli dell’occupazione, chiusura di una testata e uso selvaggio del trasferimento per provocare dimissioni senza pagare danni. Una idea intollerabile, illustrata da alcuni rappresentanti dell’Azienda (è ormai persino difficile inquadrare la titolarità dell’amministrazione e della gestione di fatto dei giornali) al comitato di redazione, su cui la Fnsi- solidale con i colleghi – esige assoluta chiarezza, perché siano definite innanzitutto le responsabilità e le conseguenze per chi sta diventando causa di un disastro. Al nuovo ritardo di pagamento degli stipendi, alle nuove interruzioni della stampa in alcune regioni per mancata disponibilità della carta, si aggiungono anche pesanti irregolarità, come il mancato versamento al Fondo Pensione Complementare delle quote del Tfr dei giornalisti e, ora, i preannunci di un piano di ristrutturazione fatto solo di parole di fuoco senza alcun documento credibile di sostenibilità o realisticamente considerabile: 51 giornalisti in meno su un totale di 131, riducendo le edizioni solo di una (pare quella del Friuli), trasferimento della sede operativa da Cagliari a Roma; ridistribuzione dell’organico con il metodo del trasferimento-ricatto: chi non accetta, dovrà dimettersi, in contraddizione peraltro anche con la sbandierata tesi del telelavoro, secondo la quale non ci sarebbe bisogno di una sede stabile. I giornalisti sono giustamente allarmati e con essi lo è, da molti mesi, il Sindacato di categoria. Alcuni punti fermi, come l’adesione al condono previdenziale dell’Inpgi, era parso potessero creare le condizioni per una nuova progettualità trasparente dell’azienda. Poi è arrivata la lunga fase della"ristrutturazione del debito", il cui piano non è stato però accolto dal tribunale. Molti creditori sono già finiti all’aria. Ora sarebbe pronta una nuova istanza di ricontrattazione del debito. Pare che in questi casi ci sia l’inibizione ad azioni fallimentari. Nessuno vuol vedere chiudere dei giornali, ma chi fa l’editore deve avere la trasparenza necessaria e mostrare di saper onorare i propri obblighi sociali. Si parla di divisioni e di "supremazie" all’interno dell’azionariato di E Polis. Le figure di spicco oggi sarebbero quelle del politico imprenditore Vito Bonsignore e dell’immobiliarista Vincenzo Maria Greco, con l’editore Alberto Rigotti ridimensionato. Da essi in primo luogo si attende un segnale di chiarezza. Se la situazione non dovesse evolvere in maniera ordinata non c’è dubbio che occorrerà vedere a fondo la realtà di E Polis, nelle sue situazioni di fatto e non solo nella rappresentanza formale. Una realtà editoriale non può precipitare in catastrofe, o finire nelle aule giudiziarie, senza che sia fatta luce su tanti aspetti di una vicenda che oggi rischiano di pagare solo i lavoratori e quanti hanno aperto credito a un progetto interessante e innovativo.