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  • Da: Assostampa FVG
  • gennaio 20, 2014

GETTONI DI PRESENZA? NO GRAZIE

dal sito di Franco Abruzzo:
 Franco Abruzzo scrive al presidente, ai consiglieri e ai revisori dell’Ordine dei Giornalisti di Milano nonché ai dipendenti dell’Ordine dei Giornalisti di Milano: “Dal 1986, da quando sono consigliere, non ho mai preso un euro per l’incarico ricoperto che intendo onorifico e a titolo gratuito. Sono fermo all’Ottocento. Rifiuto di intascare 150 euro lordi per ogni singola partecipazione ai lavori del Consiglio o per ogni singola presenza lavorativa nella sede dell’Ordine. Chi lavora non può essere pagato due volte, chi è pensionato non ha problemi. Si può discutere sui consiglieri disoccupati. Spero che il mio esempio faccia proseliti”.
Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, nella seduta  del 21-29 gennaio  2002 (presidente Franco Abruzzo), all’unanimità ha deciso di non accogliere la parte della delibera del Consiglio nazionale in tema di indennità di carica e di gettoni di presenza  ai consiglieri e ai revisori.  Il 4 dicembre 2013 un altro Consiglio (presidente Gabriele Dossena), con 5 voti favorevoli, due astenuti (Franco Abruzzo e Rosy Brandi)  e due consiglieri assenti, ha ribaltato quella linea e ha deciso di adeguarsi al Consiglio nazionale, che riconosce 150 euro lordi ai suoi membri per ogni seduta e per ogni presenza lavorativa nei propri uffici. La delibera del 4 dicembre  riguarda 21 persone: i nove consiglieri e i 3 revisori dell’Ordine nonché i  9 giudici disciplinari del Consiglio territoriale.  Franco Abruzzo in data 15 dicembre 2013 ha scritto  al presidente, ai consiglieri e ai revisori dell’Ordine dei Giornalisti di Milano affermando che  dal 1986, da quando è consigliere, non ha mai preso un euro per l’incarico ricoperto (anche di presidente tra il 1989 e il 2007) che intende onorifico e a titolo gratuito. E’  fermo all’Ottocento e, quindi rifiuta di intascare il gettone: “Chi lavora non può essere pagato due volte, chi è pensionato non ha problemi. Si può discutere sui consiglieri disoccupati e freelance. Spero che il mio esempio faccia proseliti”. La lettera è stata pubblicata in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13730. Franco Abruzzo sottolinea che ha deciso di rendere pubblica la delibera e il suo dissenso stante il silenzio del vertice dell’Ordine: “I giornalisti lombardi hanno il diritto di conoscere come vengono spesi i loro soldi”. Il presidente emerito si rifà in particolare  alla delibera 14 giugno 2004 che richiama la delibera  21-29 gennaio 2002: il Consiglio mise nero su bianco  un assunto che fino a quel momento era una prassi che durava dal giugno 1965, quando l’Ordine di Milano ha iniziato a funzionare. “I consiglieri degli Ordini – dice Abruzzo – possono decidere di darsi un onorario per la loro attività. Gli enti pubblici hanno particolari e  peculiari poteri di autonomia normativa o di autodichia. L’Ordine, pubblica amministrazione, ha un potere di autogoverno e di  autoregolamentazione (Cass. civ. Sez. unite, 10/6/2003 n. 9296; Cass. civ. Sez. unite, 10/7/2003 n. 10842; Cass. civ. Sez. unite, 11/11/2003  n. 16943; Cass. Civ. Sez. unite, 23/1/2002 n. 762; Cass. civ. Sez.  unite, 6/6/2002 n. 8225; Cass. civ. Sez. III, 6/4/2001 n. 5156; Cass.  civ. Sez. Unite, 22/6/1990 n. 6312); potere riconosciuto, sua mia istanza, anche dal  Ragioniere generale dello Stato (Ispettorato generale dello Stato per  gli ordinamenti del personale; Divisione IV, prot. 177755 del 14 ottobre  1997) in tema di fissazione delle indennità spettanti ai consiglieri; indennità poi fissate dal Consiglio nazionale”. La delibera del 4 dicembre 2013, quindi, è legittima, probabilmente non è opportuna. L’Ordine di Milano ha 2.900 morosi. I fondi vanno investiti nella formazione e nell’aiuto a chi non può pagare la quota. Posso capire che il gettone sia dato a  consiglieri e revisori senza lavoro o freelance.  I giornalisti contrattualizzati e  pensionati non ne hanno bisogno. Rivolgo un appello ai colleghi di rifiutare il gettone, che al netto  vale 70/80 euro. Così l’Ordine risparmia anche le somme destinate, a fronte del gettone, all’Inpgi2 per ciascuno degli aventi diritto. Si tratta di una aliquota del 17% da calcolare su 150 euro.  E’ penoso farsi la pensioncina a spese dei colleghi. Con la rinuncia si rimedia a un evidente passo falso in una stagione amara di licenziamenti, cassa integrazione e contratti di solidarietà a gogò”.
(Francesco M. De Bonis)