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  • Da: Assostampa FVG
  • ottobre 08, 2018

GIORNALI E GIORNALISTI DA DIFENDERE

“Ancora un volta il vicepremier Luigi Di Maio non perde occasione per mostrare a tutti gli italiani la sua cultura. Non solo ignora che il gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è il leader in Italia nell’informazione quotidiana e multimediale. Ma dimostra per l’ennesima volta di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda”. I comitati di redazione della Repubblica e dell’Espresso commentano così l’ennesima sortita del ministro contro il quotidiano, il settimanale e tutto il gruppo editoriale.

Luigi Di Maio

Luigi Di Maio

“Nella sua dichiarazione Di Maio parla senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di ‘processi di esuberi’ e di ‘giornali che stanno morendo': tradendo così una sua speranza recondita. Ma può mettersi l’anima in pace: Repubblica, L’Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e continueranno a fare quello per cui, Costituzione alla mano, sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno”.

In un video su Facebook, Di Maio era tornato ancora una volta ad attaccare il gruppo editoriale di cui fanno parte Repubblica e l’Espresso evocando la morte dei giornali e il licenziamento dei giornalisti sgraditi, tacciati di ‘passare il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà’.

“Gli insulti del vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti di Repubblica, l’Espresso e di tutto il gruppo Gedi sono l’ennesima dimostrazione del disprezzo nutrito nei confronti dell’informazione libera e del ruolo che questa é chiamata a svolgere in ogni democrazia liberale. Di Maio, come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso e si illude di poter imporre una narrazione dell’Italia lontana dalla realtà, è il commento del segretario generale e del presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

“Auspicare la morte dei giornali – proseguono i vertici della Fnsi – non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l’Italia, ma è tipico delle dittature. E’ bene che il vicepremier se ne faccia una ragione: non saranno le sue minacce e i suoi proclami a fermare i cronisti di Repubblica, dell’Espresso e del gruppo Gedi, ai quali va la solidarietà del sindacato dei giornalisti italiani, e a piegare il mondo dell’informazione ai suoi desiderata”.

Critiche al ministro e solidarietà ai colleghi anche nella nota diffusa dal cdr de La Stampa. E’ vergognoso – scrivono – che un ministro della Repubblica, per paradosso ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, preveda la morte di una impresa del nostro Paese dando l’impressione addirittura di compiacersene. I giornalisti de La Stampa possono garantire al ministro Di Maio che non si lasceranno intimidire e continueranno nel loro lavoro di informare pienamente i cittadini assieme a tutti i colleghi delle altre testate del Gruppo Gedi”.

 

Alle parole del vicepresidente del Consiglio Di Maio nei confronti dei colleghi del gruppo Gedi, insieme con Fnsi e Cdr di Repubblica e L’Espresso, risponde con una nota anche #ControCorrente:

“Fino a quando le giornaliste e i giornalisti dovranno subire disprezzo, insulti, provocazioni e cattiverie da esponenti dell’attuale governo? Fino a quando? Perché? Adesso sono stati colpiti nella loro dignità, le colleghe e i colleghi del gruppo Gedi – del quale fanno parte anche l’Espresso, La Repubblica e La Stampa -, ma sono solo i bersagli piú recenti di un percorso che parte da lontano e che di fatto vuole mettere il bavaglio, se non addirittura azzerare una categoria partendo dal disprezzo e dalle menzogne. E’ un progetto antidemocratico che umilia l’articolo 21 della nostra Costituzione mettendo questa volta sulla graticola le redazioni del gruppo Gedi, erroneamente definito “Gruppo Espresso” da un vicepresidente del Consiglio”.

“L’attuale Governo sappia che le colleghe e i colleghi di queste redazioni non fanno altro che essere testimoni della realtà per poi raccontarla con rigore ai cittadini, i quali hanno il diritto di essere informati da chi esercita il giornalismo con le regole di un Paese democratico. Sarà forse questo che teme l’attuale Governo? Noi di #ControCorrente, invece, siamo fieri, siamo orgogliosi delle giornaliste e dei giornalisti del gruppo Gedi. Vogliamo che continuino con il loro stile. La nostra risposta sarà quella di continuare a fare il nostro dovere. I cittadini ce lo chiedono. Non possiamo tradirli. Anzi, è con loro che continueremo a resistere agli attacchi con una resistenza popolare e non violenta, con un linguaggio di pace, non violento e mai offensivo”.

“Non cederemo alle provocazioni, ma continueremo con l’esercizio della parola a far esistere una professione che contribuisce alla formazione di una coscienza critica. In questo momento storico e politico molto delicato, inoltre, noi di #ControCorrente non possiamo condividere i silenzi complici dell’antidemocrazia e non possiamo assecondare i percorsi ambigui e autolesionisti di colleghe e colleghi, anche sindacalisti del giornalismo, che hanno scelto di essere complici di questa strategia dell’umiliazione e della cancellazione di una categoria che è la sentinella del dovere di informare e del diritto ad essere informati. Pertanto non possiamo condividere la scelta dell’attuale dirigenza dell’Associazione Stampa Romana, la quale si è limitata ad inoltrare i comunicati dei cdr dell’Espresso e di Repubblica senza esprimere solidarietà alle colleghe e ai colleghi e senza una parola di dissenso rispetto alle ultime provocazioni di esponenti dell’attuale Governo. Anche questo è un silenzio complice e antidemocratico che #ControCorrente non può condividere”.