0 Liked
  • Da: Assostampa FVG
  • aprile 20, 2006

Giovedì 27 aprile assemblea a Trieste con Siddi e Serventi

di Carlo Muscatello (*)
I giornalisti italiani sono da oltre 400 giorni senza contratto. Una vertenza dura, difficile, che ha già portato a otto giorni di sciopero e che richiederà altri momenti di lotta. E’ in questo quadro nazionale, preoccupante per le sorti del lavoro giornalistico ma anche dell’informazione nel nostro Paese, che ci troviamo a concludere il mandato triennale dell’Associazione della Stampa del Friuli Venezia Giulia.
Giovedì 27 aprile alle 15, a Trieste, nella Sala Alessi di Corso Italia 13, il sindacato regionale terrà la sua assemblea annuale. Un mese dopo, sabato 27 e domenica 28 maggio, si terranno le elezioni per il rinnovo degli organi previsti dallo statuto. All’assemblea hanno assicurato la propria presenza Franco Siddi e Paolo Serventi Longhi, presidente e segretario generale della Fnsi.
Si diceva di questo difficile rinnovo contrattuale. I colleghi hanno ormai capito che non si tratta del solito rinnovo, di quelli che si chiudevano magari a notte fonda con l’offerta di qualche biglietto da cento in più. Stavolta non è in ballo solo la questione economica. La volontà degli editori è chiaramente quella di normalizzare l’informazione, di rompere il sistema di regole, di tutele, di garanzie che sono il frutto del lavoro e della contrattazione collettiva di tanti anni e decenni. La parte più oltranzista della nostra controparte vuole soprattutto avere le mani libere nella gestione del lavoro autonomo. Ed è lì che si gioca buona parte della partita.
Il nostro sindacato – che è il sindacato unico e unitario dei giornalisti italiani – ha fatto da anni una scelta coraggiosa e intelligente: coniugare la difesa delle condizioni di lavoro e di vita dei giornalisti dipendenti, il ruolo e il futuro di chi oggi è tutelato, assieme alla grande battaglia per dare dignità, tutela, rispetto professionale e retribuzioni accettabili a quanti sono tenuti ai margini del lavoro regolamentato.
Gli editori vogliono invece precarizzare la nostra professione. E se un lavoratore precario è sempre debole, nel nostro settore la condizione di precarietà costa ancor di più. E’ di tutta evidenza, infatti, che un giornalista precario, che non sa se il contratto a termine gli verrà rinnovato, e a volte non sa nemmeno se avrà mai un contratto qual che sia, ebbene quel giornalista non può svolgere il suo lavoro in maniera autonoma, indipendente, coraggiosa.
Il lavoro a termine, intermittente, a chiamata o nelle mille altre fattispecie previste dalla Legge 30, se toglie certezze e speranze nel futuro a tutti i giovani che entrano nel mondo del lavoro, di certo è incompatibile con l’autonomia e l’autorevolezza della professione giornalistica.
Oggi il precariato è già molto diffuso nelle redazioni dei giornali. E’ stato calcolato che in cinque anni è quadruplicato il numero di colleghi senza un lavoro stabile. L’Inpgi 2 ha oltre ventiduemila iscritti, ai quali va aggiunto un sommerso di difficile quantificazione. Ciò significa che oggi in Italia sono decine di migliaia i giornalisti senza garanzie, senza diritti, pagati pochissimo, e quel che è peggio senza concrete speranze di assunzione in pianta stabile. Sono quasi sempre giovani (ed ex giovani…), perlopiù fra i 25 e i 35 anni. Colleghi che in altri periodi storici sarebbero già stati assunti nei giornali nei quali collaborano. E che invece si trovano le porte sbarrate da editori che spesso preferiscono persino usare gli stagisti come manovalanza gratuita, pur di non procedere a norma di contratto.
Intanto, l’evasione contributiva da parte degli editori è altissima: il contenzioso con l’Inpgi è attualmente di 30/40 milioni di euro. Intanto, la Fieg blocca per ritorsione la riforma dell’Inpgi necessaria a garantire le pensioni di domani. Intanto, quasi come una ciliegina sulla torta, moltissimi editori reclamizzano bilanci in salute, aumento dei profitti, ricchi dividendi per i propri azionisti: fatti positivi, ovviamente, ma che dovrebbero permettere anche investimenti sulle cosiddette “risorse umane”.
Questa è la situazione di cui ci parleranno Siddi e Serventi Longhi giovedì 27 aprile a Trieste. Nel pieno di una battaglia sindacale che purtroppo sembra ancora lontana dalla conclusione ma che richiede oggi più che mai l’impegno di tutti. A loro, al nostro presidente e segretario nazionale, oltre ovviamente che a tutti i colleghi, presenteremo un sindacato regionale in buona salute.
I numeri non dicono tutto ma a volte sono importanti. E dicono di un’Assostampa che da sei anni aumenta ogni anno i propri iscritti: eravamo 401 nel 2000, siamo saliti a 445 nel 2001, a 481 nel 2002, a 545 nel 2003, a 588 nel 2004, a 656 nel 2005. Un aumento del 10/15 per cento annuo, o se preferite del 60 per cento in cinque anni: nessuna regione ha fatto altrettanto. E i dati di questo inizio 2006 parlano già di oltre cinquanta nuovi iscritti. Il trend positivo, dunque, continua, ed è il frutto del lavoro dei colleghi che in questi anni hanno scelto di impegnarsi nel lavoro sindacale. Aggiungiamo la buona situazione economica, che vede ormai da qualche anno bilanci sempre positivi, dopo aver pagato pesanti debiti del passato e aver regolarizzato la nostra struttura organizzativa. E avremo il quadro di un sindacato in salute, pronto a fare la propria parte nella difficile situazione di cui si diceva prima. Sì, perchè dev’essere chiaro a tutti che tanto lavoro va ancora svolto. Contro la precarizzazione della professione, per il contratto Fnsi/Fieg e per quello degli uffici stampa, per rappresentare e tutelare tutti i settori della professione, per difendere i diritti ed estenderli a chi ne è privo, per bloccare l’attacco ai diritti nelle redazioni, per difendere il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo ma anche l’Inpgi e le pensioni presenti e future…
Come si vede, le parole d’ordine sono tante. Purtroppo come le questioni aperte.
(* presidente Assostampa FVG)