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  • Da: Assostampa FVG
  • novembre 04, 2016

GLAS ISTRE, CROAZIA: LICENZIATI 14 GIORNALISTI

Dopo quello del maggio 2014, che aveva spazzato via 30 occupati, un nuovo tsunami ha investito il quotidiano istriano Glas Istre – La voce dell’Istria portandosi via 14 giornalisti. La società proprietaria del giornale, la slovacca Joi Media House, adduce motivi di natura economica: il calo del fatturato del 30% e la diminuzione delle vendite del 27% da tre anni a questa parte. Stando a fonti ufficiose, la tiratura del Glas Istre, unico quotidiano croato in terra istriana, sarebbe a oggi di 5-7mila copie contro le 25mila dei tempi d’oro. Uno dei licenziati, Dubravko Grakalic, corrispondente da Zagabria, ha parlato di fulmine a ciel sereno: «La lista dei sacrificati è stata esposta di notte in redazione, senza alcun preavviso da parte della direzione aziendale». La notizia del licenziamento è stata confermata dal fiduciario sindacale aziendale Paulo Gregorovic: «Ora il sindacato – ha spiegato all’agenzia Hina – ha 14 giorni di tempo per prendere posizione. Se la proprietà non dovesse fare marcia indietro, il numero dei giornalisti in redazione scenderà da 38 a 24 per cui sorgerà il problema di come riempire le pagine del giornale. Forse ci manderanno pagine già pronte dal Novi List di Fiume (la proprietà è la stessa, ndr) per cui è anche possibile che il quotidiano istriano venga in futuro redatto nel capoluogo quarnerino». Di più, Grakalic prevede che il Glas Istre cesserà di esistere quale giornale indipendente per diventare un’appendice del quotidiano fiumano con le pagine di cronaca polese e istriana.
Colto di sorpresa anche il caporedattore Ranko Borovecki: «Mi hanno comunicato la notizia quando era già tutto deciso – ha detto – e a questo punto invierò alla direzione aziendale la richiesta che la lista nera sia ridotta: ritengo eccessivo il taglio di 14 giornalisti». Come detto, nel 2014, sempre per ragioni economiche, erano stati licenziati 30 dipendenti, giornalisti e non. Per il Glas Istre prosegue il declino che ora sta diventando agonia. (p.r., Il Piccolo)