0 Liked
  • Da: Assostampa FVG
  • luglio 20, 2020

GRAVE EPISODIO DI VIOLENZA VERBALE SUL WEB

Assostampa Fvg e Ordine regionale dei giornalisti sono al fianco del collega David Puente, oggetto dell’ennesimo episodio di violenza verbale sul web. Con un’aggravante: il ruolo pubblico dell’autore delle parole di odio e violenza.

Sì, perché quando le offese diventano “paradossi”, quando si pretende di “contestualizzare” una volgarità per spiegarla e giustificarla, significa che qualcosa si è perso. L’augurio di uno stupro, rivolto al collega, è stato appunto definito un “paradosso” dal suo autore, il quale non ha mancato neppure di voler ridimensionare la volgarità e l’inammissibilità di quanto affermato, sostenendo che il tutto faceva parte di un discorso più ampio. E magari articolato…

Su un social, Puente aveva commentato le tabelle di un articolo sui reati (e sulle violenze sessuali) commesse da stranieri. Con argomenti e cifre ha provato a disinnescare il fiume di odio che argomenti come questi provocano in rete, a volte per ingenuità e superficialità, a volte per calcolato interesse.

Le argomentazioni di Puente circolano e qualcuno le sottopone a Ci Erre; e Ci Erre dal suo profilo facebook personale commenta così: “Con il dovuto rispetto chi ha scritto questo articolo è uno di quelli che ammirano Carola. Gli auguro vivamente di avere una figlia o una sorella stuprata da uno di quei bei ragazzi che manteniamo nelle caserme e poi aspettare i tre gradi di giudizio per dichiararlo colpevole”.

“Le sembra il modo di rivolgersi all’autore dell’articolo?”, chiede Puente a Ci Erre via web. E Ci Erre replica: “Se scrive stupidaggini prive di senso per giustificare il suo credo politico, anche sì”. E quando Puente si presenta affermando di essere l’autore dell’articolo, riceve l’etichetta di “comunistello”.

David è un giornalista noto in tutta Italia ormai per la sua battaglia alle fakenews, alle bufale, soprattutto quelle in rete. Nei mesi drammatici dell’epidemia, quando noi tutti sappiamo quante sciocchezze (anche pericolose) circolavano, ha ricevuto insulti e minacce per il suo lavoro sulla verità. E anche in quella occasione ha sperimentato un dato: non di rado dietro nickname anonimi non c’è l’anonimo cittadino, ma un uomo che ha una qualche carica, un quale incarico, un qualche ruolo. Ci ha messo mezz’ora David per risalire all’identità di Ci Erre. E’ Roberto Contessi, presidente regionale dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili.

Svelato l’anonimato, e dopo che la stessa Ance nazionale, da Roma, ha manifestato solidarietà a Puente e preso le distanze da quel linguaggio, Contessi ha riconosciuto, con noi che l’abbiamo contattato per una verifica, di aver sbagliato. Ci domandiamo: avrebbe riconosciuto il suo errore se fosse rimasto ancora protetto dietro un profilo anonimo?

Noi oggi interveniamo con questo documento perché siamo giornalisti e manifestiamo solidarietà umana e considerazione professionale al collega. Ma la riprovazione per il linguaggio di odio, per le volgarità che a fiumi avvelenano la rete e le nostre vite, anche quelle degli utenti più giovani, è la medesima, chiunque ne sia vittima.

A onore del collega vogliamo aggiungere questo. Sul suo profilo twitter non sono mancate le espressioni pesanti nei confronti di Contessi (o Ci Erre, che dir si voglia), ma Puente è intervenuto per arginare i toni violenti e per ricordare le regole della civiltà.

Che si tratti di web o che si tratti di strade o di bar, che sia la rete o che siano le scale di casa, le regole dell’educazione e della correttezza sono le medesime e basilari.