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  • Da: Assostampa FVG
  • marzo 19, 2021

I GIORNALISTI ITALIANI RICORDANO ILARIA E MIRAN

WhatsApp Image 2021-03-18 at 14.23.38La memoria non è una liturgia ripetitiva e consunta, la memoria è responsabilità: per questo, a 27 anni di distanza dall’assassinio a Mogadiscio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Articolo 21, l’Assostampa Fvg, l’Ordine regionale dei Giornalisti e l’Unione Cattolica Stampa Italiana, assieme alla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, hanno voluto ricordare i due colleghi al giardino che Trieste ha dedicato a Miran sul lungomare di Barcola. Perché — come ha affermato Fabiana Martini, portavoce di Articolo 21 Fvg, “più il tempo passa e più è necessario e doveroso ricordare, impegnarsi nella ricerca della verità e fare luce sulle inchieste a cui lavoravano Ilaria e Miran, perché nel buio la democrazia e i diritti umani muoiono”. Una verità che ancora manca, “su questa vicenda come su tante altre vicende italiane, che rappresentano altrettanti buchi neri, che non devono rimanere tali — ha detto Carlo Muscatello, presidente di Assostampa Fvg —. Per questo, di fronte alla possibile archiviazione dell’omicidio Alpi Hrovatin, la nostra parola d’ordine è ancora una volta #NoiNonArchiviamo”. Nella convinzione che anche grazie alle inchieste giornalistiche si possano trovare elementi per arrivare alla verità su movente, esecutori e mandanti, come ribadito in piazza Ilaria Alpi a Latina da Giulio Vasaturo, l’avvocato che rappresenta gli organismi di categoria quali parte offese nel procedimento penale.

Del resto «fare inchieste giornalistiche a rischio della propria vita è da sempre un impegno non solo professionale ma civile» come ha ricordato Cristiano Degano, presidente dell’Ordine dei Giornalisti Fvg, e come sta scritto anche nella targa che l’Assostampa Fvg ha dedicato a Miran e ai colleghi Marco Luchetta, Saša Ota e Dario D’Angelo uccisi a Mostar meno di due mesi prima e che si trova in Corso Italia 13, all’ingresso della casa dei giornalisti triestini. Una professione che si può interpretare in vari modi, perché si può essere “giornalisti giornalisti” o “giornalisti impiegati”, per dirla con Giancarlo Siani: quello di Miran e Ilaria era un giornalismo «fatto a suon di scarpe consumate» ha detto Luisa Pozzar, presidente di Ucsi Fvg, «valore in cui ci riconosciamo come Ucsi e al quale ci ha recentemente richiamato papa Francesco». Ma questo tipo di giornalismo — ha proseguito Pozzar — «spesso ha un prezzo troppo alto da pagare: Miran è andato per il mondo a vedere e documentare la realtà con i suoi occhi e la sua telecamera e dopo 27 anni ancora non sappiamo cos’ha visto e perché lui e Ilaria sono stati uccisi. Per questo è quanto mai importante ricordarne l’impegno e i valori.» Impegno che è stato raccolto dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, presente con la sua presidente Daniela Luchetta, in rappresentanza di una realtà che porta avanti questi valori e incarna la solidarietà e che in questi anni ha accolto più di 800 bambini e bambine con le loro famiglie e pochi giorni fa ha aperto le porte a Amir, gravemente malato, e Reziah provenienti dal campo di Lesbo. Un esempio di come un’informazione degna di questo nome, in questo caso del “giornalista giornalista” Nico Piro, Premio Luchetta 2009, possa davvero fare luce sui diritti negati e seminare e far crescere la speranza anche e soprattutto per chi non ha voce.

«Nessuno si illuda, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e tutti i giornalisti per cui non c’è stata verità e giustizia non saranno dimenticati. Continueremo a chiedere che si faccia piena luce sulle loro morti per restituire forza al loro lavoro. Oggi non è solo una giornata dedicata alla memoria, ma anche all’impegno, un impegno preciso che dovrà restituire a tutti noi la ricostruzione di cosa accadde quel 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Ringrazio l’amministrazione e il sindaco di Latina che oggi sono qui a dare forza ad un messaggio che per 27 anni è rimasto intatto ed è stato recepito e portato avanti da tantissimi ragazzi e ragazze delle scuole italiane a conferma che il compito di ricerca della verità non si archivierà mai». Con queste parole il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, ha aperto la cerimonia che si è svolta questa mattina nella piazza intitolata a Ilaria Alpi del capoluogo pontino e alla quale ha preso parte anche il sindaco Damiano Coletta, che ha sottolineato l’esigenza di «ricordare l’impegno di Ilaria Alpi e di tanti giornalisti che hanno sacrificato la loro vita alla ricerca della verità».

Una seconda iniziativa in ricordo di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si è celebrata, sempre oggi, 18 marzo, a Trieste, nel giardino vicino al mare intitolato all’operatore. Il presidente dell’Assostampa Fvg Carlo Muscatello, il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti Cristiano Degano, la presidente della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin Daniela Luchetta, la rappresentante del circolo regionale di Articolo21 Fabiana Martini e la presidente di Ucsi Fvg Luisa Pozzar hanno depositato sulla stele che ricorda Miran Hrovatin un fiore, simbolo della caparbietà con cui il mondo del giornalismo, le associazioni e la città chiedono e continueranno a chiedere verità e giustizia.

«La storia del nostro Paese è tragicamente punteggiata da tante stragi e troppi omicidi rimasti ormai da decenni senza verità e giustizia. La morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, 27 anni fa a Mogadiscio, è fra i tanti buchi neri che non possono e non devono rimanere tali. Per questo, dinanzi alla possibile archiviazione dell’omicidio, la nostra parola d’ordine è ancora #noinonarchiviamo», ha detto Carlo Muscatello.
«Più passano gli anni e più è necessario e doveroso ricordare per non dimenticare e fare luce sulle inchieste che Ilaria e Miran stavano portando avanti, nella consapevolezza che nel buio la democrazia e i diritti umani muoiono», ha affermato Fabiana Martini.
Per Cristiano Degano, «fare delle inchieste giornalistiche a rischio della propria vita è un impegno non solo professionale ma civile». Secondo Daniela Schifani Corfini Luchetta, è «vergognoso» e «triste» che lo Stato non «faccia qualcosa per risolvere quello che è diventano uno dei misteri dell’Italia».

(Fnsi)