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  • Da: Assostampa FVG
  • febbraio 22, 2013

IN ARRIVO 60 TAVOLI DI CRISI

dal sito lettera43:
Nel 2012, sono stati circa i 1.200 i giornalisti coinvolti in piani di riduzione dei costi da parte delle imprese editoriali italiane. Per colpa della crisi si fa sempre più balbettante «la preghiera del mattino dell’uomo moderno», cioè la lettura dei giornali secondo la definizione che ne diede il filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel, più di un secolo e mezzo fa.

TAGLI E RIDUZIONI DRASTICI. Perché l’informazione italiana sprofonda in un gorgo di tagli e ristrutturazioni che hanno colpito in maniera drastica la forza lavoro. E non hanno risparmiato nessuno. La prova è che tra prepensionamenti, cassa integrazione straordinaria (Cig), contratti di solidarietà e di mobilità, soltanto nel 2012, sono stati circa i 1.200 i giornalisti coinvolti a vario titolo in piani di riduzione dei costi da parte delle imprese editoriali. Un annus horribilis, quello appena concluso che rischia di fare il bis nel 2013.

PREVISTI OLTRE 60 TAVOLI DI CRISI NEL 2013. Sono già 60 le aziende editoriali che hanno annunciato piani di crisi e ristrutturazioni. Tra queste ci sono i grandi gruppi come Mondadori, che punta a un risparmio di 100 milioni di euro, Rizzoli, che intende limare i costi per 90 milioni. Ma non bisogna dimenticare le delicate situazioni di Condè Nast, La Stampa e Editoriale IlSole24Ore. Le strategie degli editori sono note, ma i giornalisti come intendono difendersi? Lettera43.it ha fatto un viaggio all’interno dei comitati di redazione (Cdr) delle principali aziende coinvolte e ha scoperto che tra pacchetti di sciopero annunciati, critiche a bilanci e gestione, le armi sindacali sono spuntate e la voglia dei rappresentanti dei giornalisti di scendere in trincea e di esporsi latita.

Rcs, la difesa dell’azienda ruota attorno al debito. La crisi più discussa negli ultimi tempi è quella di Rizzoli Corriere della Sera (Rcs). E sotto attacco sono soprattutto i periodici, tanto che l’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, ha preventivato la dismissione o l’eventuale chiusura di 10 testate.

IN ATTESA DELLA RICAPITALIZZAZIONE. La difesa del Comitato di redazione (Marco Persico de Il Mondo; Paolo Rossi Castelli di Ok Salute; Mariatilde Zilio di Amica; Maria Teresa Catturini del polo infanzia; Elena Liberatore di Abitare; Lorenza Martini di Yacht&Sail e Massimo Malpezzi di Novella 2000) mette l’accento sull’attesa ricapitalizzazione da 400 milioni che è considerata da molti poco robusta, persino dai grandi soci fuori dal patto di sindacato. «La sensazione è che non si vogliano alterare gli equilibri azionari. Ma molto dipende anche dalla rinegoziazione del debito», fanno sapere a Lettera43.it.

OLTRE 1 MILIARDO DI ROSSO. L’esposizione del gruppo editoriale è di circa 1 miliardo e solo nei primi nove mesi del 2012 il rosso è stato di 380 milioni, quasi quanto l’aumento di capitale previsto. «Se il gruppo riesce a rinegoziare l’intero debito, probabilmente la ricapitalizzazione prevista è sufficiente a chiudere il buco, a ripristinare le condizioni previste dal codice civile e magari a fare sviluppo», aggiungono dal comitato di redazione, «ma il problema per noi è capire a quali progetti si sta lavorando. Vediamo quali sono le idee sul tavolo. Si parla, per esempio, di qualcosa nel settore arredamento, cerchiamo dunque di capire quali risorse finanziarie e professionali sono necessarie. E poi discutiamo anche del riequilibrio che sappiamo essere ineludibile».

ALLA PERIODICI 110 ESUBERI SU 250. Il Cdr di Rcs Periodici da luglio invoca invano un confronto con l’azienda su una piattaforma differente. Intanto ha appena concluso un pacchetto di cinque giorni di sciopero. «Abbiamo cominciato a tagliare nel 2009 e l’ultimo stato di crisi è stato aperto meno di un anno fa. Ora si rischia lo smantellamento della divisione Periodici che intanto potrebbe essere dimezzata con il coinvolgimento di 90 colleghi. L’azienda ha dichiarato addirittura 110 esuberi su 250 giornalisti complessivi. Un’ecatombe», dice uno dei rappresentanti sindacali dei giornalisti che chiede espressamente di restare anonimo.

La Stampa, l’arma del prepensionamento.Da Milano a Torino, da Rcs a La Stampa il passo è breve, gli intrecci azionari non mancano, ma la situazione all’ombra della Mole appare meno esasperata. O almeno più ovattata, come si conviene da queste parti.

L’INCONTRO CON FIEG E FNSI. Già a novembre era arrivata al quotidiano di casa Fiat una provvidenziale iniezione di risorse fresche per 15 milioni. E proprio martedì 20 febbraio il Cdr de La Stampa (Marco Sodano, Raphael Zanotti, Maurizio Tropeano) ha incontrato a Roma la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e la Federazione italiana editori giornali (Fieg): sul piatto 32 prepensionamenti basati sul criterio della soglia anagrafica minima di 58 anni di età e almeno 20 anni di contributi.

A TORINO UNA PERDITA DI 10 MILIONI. Da Via Lugaro, nuova sede del quotidiano torinese, un membro del Cdr, anche lui sotto anonimato, fa notare che «il piano serve perché nel 2012 l’azienda ha chiuso con una perdita intorno ai 10 milioni e senza interventi, ma il 2013 potrebbe andare anche peggio. Già in gennaio siamo probabilmente a un 30% abbondante in meno di pubblicità rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e dunque bisogna mettere in campo con urgenza dei correttivi».

MANCA L’ACCORDO SUI TAGLI AI BENEFIT. Il piano dell’azienda prevede tre tranche di interventi da 5 milioni l’una; una serie di tagli ai benefit («ma su questo ancora manca un accordo», spiegano dal giornale); la fusione di alcune edizioni locali con una riduzione della foliazione («saremmo stati contrari ad accorpare anche le redazioni perché ciò avrebbe colpito la raccolta locale di pubblicità», dicono i giornalisti); e per finire il piano di 32 prepensionamenti su 242 redattori del gruppo.

UN ANNO DI STATO DI CRISI. «Lo stato di crisi qui dura solo un anno, con l’idea di ripristinare l’organico quando tornano gli attivi», aggiungono da La Stampa. «Ma ora aspettiamo i risultati di questa corsa ai prepensionamenti, visto che dopo le ristrettezze dell’anno scorso l’Inpgi ha fatto sapere di aver sbloccato fondi per 100 unità. Vediamo quanti ce ne accettano e casomai discuteremo i criteri di selezione», dice il rappresentante del Cdr torinese.

NON SPAVENTA L’USCITA DI FIAT. E le voci ricorrenti di un’uscita di scena di Fiat dall’azionariato? I cronisti si stringono nelle spalle: «Ormai ci conviviamo da anni. Così come circolano da tempo le ipotesi di una fusione Stampa-Corriere, che però sarebbe di sicuro bloccata dall’Antitrust, così come l’idea di unire le due agenzie di raccolta pubblicitaria, che però in questa fase hanno l’acqua alla gola».

Ansa, il piano per 31 prepensionamenti.All’Agenzia nazionale stampa associata (Ansa), la più grande in Italia, lo stato di crisi è partito il 28 febbraio 2012. E mancano ancora sei mesi alla sua chiusura. L’obiettivo dell’azienda era prepensionare 31 giornalisti su 345, dopo che già due anni fa l’agenzia aveva subito la perdita di 60 cronisti.

SOSPESI IN ATTESA DELLA FINE DEL PIANO. In via della Dataria, giusto ai piedi del Quirinale, sono tutti molto abbottonati. Il Cdr (Stefania De Francesco, Marco Enrico, Francesco Fabbri) è in attesa di dati aggiornati su come procede il risanamento. Qualcuno è già andato via e «sono in atto i colloqui con i colleghi», fanno sapere. Ma a breve dovrebbe esserci pure un incontro con l’azienda per fare il punto della situazione. I giornalisti, nel frattempo, vivono come sospesi, in attesa che il piano arrivi a completa maturazione.

Messaggero, nel mirino 33 esuberi.Restando nella Capitale, al Messaggero il Cdr (Luca Cifoni, Claudio Marincola, Jacopo Orsini) ha osservato dall’esterno la vertenza in atto che riguarda il personale poligrafico e che vede la proprietà puntare a 33 esuberi. «Noi solidarizziamo con loro e speriamo che possano trasformare i licenziamenti in tagli di spesa», dicono dal quotidiano di via del Tritone.

«Non abbiamo ancora dati di mercato recenti, in particolare da quando è partito il restyling grafico del giornale», spiegano dalla redazione, «l’azienda ha fatto degli investimenti per il rilancio ma a noi non sono ancora chiari gli obiettivi di medio termine. In ogni caso è evidente che siamo contro i licenziamenti collettivi».

Sole24Ore, la grana di Finmeccanica.Al gruppo Sole24Ore i giornalisti dell’agenzia finanziaria Radiocor avevano respinto a fine gennaio la richiesta dell’azienda di aumentare dal 9% al 35% la riduzione dell’orario di lavoro e del salario secondo il contratto di solidarietà.

Un reazione debole. Ma a dare forza al Cdr del Sole24Ore (Alessandro Galimberti, Antonella Olivieri, Giovanni Negri) è arrivata l’indagine Finmeccanica che testimonierebbe le pressioni dell’ex presidente di Piazza Monte Grappa, Giuseppe Orsi, sui cronisti della testata. «È fondamentale tutelare le redazioni e i loro giornalisti ai fini di una corretta e libera informazione», mettono in guardia i sindacati. Ma lo scandalo Orsi, da solo, non può bastare a contrastare un piano articolato di tagli che vanno ben oltre Radiocor.

Mondadori, la carta del contratto di solidarietà.Il comitato di redazione di Mondadori (Maurizio Dalla Palma di Donna Moderna; Carla Di Girolamo di Panorama; Marina Jonna di Casa Viva; Monica Mainardi di Chi; Fernanda Pirani di TvSorrisi&Canzoni) ha tenuto il 18 febbraio scorso un’assemblea generale che ha dato mandato a trattare con l’azienda. «La richiesta di 99 esuberi su circa 300 giornalisti è sproporzionata», fanno sapere dal Cdr dell’azienda della famiglia Berlusconi. «Possiamo trattare su prepensionamenti o contratti di solidarietà, ma l’azienda deve recedere dal proposito di usare le mobilità, dunque i licenziamenti».

L’ANCORA DI SALVEZZA SUL DIGITALE. Quattro testate Mondadori sono state individuate come vittime sacrificali dal gruppo editoriale (Panorama Travel, Casaviva, Ville&Giardini e Men’s Health), ma «l’assemblea dei giornalisti ha condiviso il nostro documento con 283 voti a favore e uno contrario», spiegano da Segrate, «e adesso siamo pronti a discutere anche con la Fieg per gestire al meglio la crisi». Infine un passaggio sul rapporto tra cartacei e web. «Si è creata una spaccatura negli anni passati tra i siti affidati a un’area digitale e i giornali. Molti spazi internet delle testate Mondadori hanno un responsabile che non è il direttore del giornale stesso. Ora serve maggiore integrazione», chiudono i rappresentanti dei giornalisti.

Condé Nast, il taglio agli stipendi è volontario.Dalle parti di Condé Nast, Giampaolo Grandi, presidente e amministratore delegato in Italia del gruppo americano, da un anno ha già avviato una politica di forte riduzione dei costi. Il 25 gennaio il sito di Vanity Fair ha comunicato uno stop informativo fino al 28 e un «blocco degli straordinari immediato». Mentre veniva minacciato «un pacchetto di cinque giorni di sciopero».

LA VERTENZA TRAVELLER. Ma qui ha fatto scuola l’accordo siglato il 12 febbraio dal Cdr (Veronica Bianchini di Vanity Fair; Mario Mangiagalli di Style.it; Olga Winderling di GQ) per risolvere la vertenza del mensile Traveller: il ricollocamento della redazione, sette giornalisti, è avvenuto a fronte di una decurtazione volontaria dello stipendio dal 20% al 50% . Un unicum, per ora, che rischia di rappresentare un precedente.

(Ulisse Spinnato Vega)