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  • Da: Assostampa FVG
  • marzo 05, 2004

Le giornaliste chiedono il riequilibrio delle rappresentanze

ROMA Sindacato, Ordine, Inpgi, Casagit. Tante iscritte, poche candidate, ancor meno elette. Perché le opportunità siano davvero pari occorre almeno partire alla pari, sulla base di un criterio da inserire in Statuti e regolamenti delle istituzioni di categoria. Nel frattempo le diverse componenti della categoria si impegnino a varare subito un “patto di rappresentanza” che veda candidato un numero di donne proporzionale al numero delle iscritte – e comunque non inferiore al 30 per cento del totale – e che presenti nelle liste elettorali nomi alternati di donne e uomini.

Il soffitto di cristallo oltre il quale le colleghe non riescono a salire, esiste non solo nella carriera professionale, ma anche negli organismi di categoria. Per oltrepassarlo occorre, almeno inizialmente, una forzatura. La Cpo (Commissione pari opportunità) della Fnsi se n’è convinta, dopo anni di analisi sulle cause del discrimine e di scetticismo nei confronti delle quote. Per sbloccare l’immobilismo, coinvolgere tutte le energie, migliorare gli organismi della categoria non esiste altra strada se non quella delle “regole per la parità d’accesso”. L’hanno già percorsa altri sindacati e partiti ed ora è anche inserita nella Costituzione italiana, con la modifica dell’articolo 51 che garantisce “con appositi provvedimenti” strumenti paritari per l’ingresso di uomini e donne agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Ovvero: “tante” quanti. Già a giugno, nelle elezioni per il Parlamento europeo, la norma troverà applicazione con la legge che stabilisce una soglia minima di candidature femminili pari al 30%.

Davanti al deficit democratico che colloca l’Italia al 65.mo (sessantacinquesimo!, fra Panama e Nicaragua) posto nel mondo ed all’ultimo posto d’Europa, per presenza di donne in Parlamento, non c’è spazio per snobistiche insofferenze alla cosiddetta “tutela dei panda”. Lo Statuto della Cisl assegna alle donne non meno del 30% delle candidature nelle liste congressuali; la Cgil riserva ai due sessi – si noti la formula – non meno del 40% e non oltre il 60% dei posti di direzione (analoga indicazione fra i Democratici di Sinistra); la Federazione dei Verdi prevede che nessuna lista possa essere composta da oltre il 50% di persone dello stesso genere e impone sempre la doppia preferenza. In attesa di modificare lo Statuto, lo Sdi già dalle prossime Europee ed Amministrative inserirà in lista fino al 50% di donne.

E’ quello che chiediamo alle Associazioni regionali che hanno in corso la revisione dello Statuto e a tutte le forze che si stanno organizzando per rinnovare a maggio le cariche dell’Ordine dei giornalisti. La Cpo/Fnsi si appella a tutte le colleghe ed i colleghi dentro e fuori le redazioni perché sostengano questa battaglia di democrazia, di svecchiamento e di speranza.

Dichiarazione della presidente della Cpo/Fnsi, Marina Cosi:

“Sin dalle prossime elezioni, quelle per il rinnovo dell’Ordine dei giornalisti, la Commissione pari opportunità della Fnsi chiede che le liste elettorali rappresentino percentualmente le donne iscritte e comunque non le vedano scendere al di sotto del 30 per cento. In tal modo anticipando l’indispensabile riforma degli Statuti di Sindacato, Ordine, Inpgi, Casagit. Appellandosi all’articolo 51 della Costituzione, di recente emendato, e sulle tracce positive di Statuti di altri sindacati e partiti, la Cpo/Fnsi ha approvato all’unanimità una richiesta formale di modifica degli Statuti e dei regolamenti. Tale proposta era già stata avanzata in Consiglio nazionale Fnsi, ma proprio la scarsa rispondenza dell’organismo ha convinto la Commissione ad appellarsi alle forze che stanno organizzando le prime elezioni raggiungibili, quelle dell’Ordine, perché diano un segnale concreto della volontà di riequilibrare le rappresentanze di genere.
L’otto marzo è alle porte, ma ogni giorno deve essere l’otto marzo. Come dire: tenetevi le mimose e ridateci quel che ci è dovuto.”