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  • Da: Assostampa FVG
  • giugno 30, 2004

Millecinquecento giornalisti disoccupati

ROMA A giugno 2004, sono 14.500 i
giornalisti professionisti a contratto pieno regolarmente
iscritti all’Inpgi (13 mila in base agli articoli 1,2,12 e 36 del contratto nazionale e gli altri impiegati presso periodici), più 400 contratti a termine. Sono invece 1.500 i disoccupati solo nella carta stampata e alla Rai e circa 60.000 i pubblicisti (di questi, circa 8.500 hanno vari contratti di collaborazione e versano i contributi all’Inpgi 2, mentre in 48.000 non hanno posizione contributiva).
Sono alcuni dei dati Fieg-Fnsi-Inpgi resi noti nel corso del convegno su comunicazione e giornalismo, in corso a Roma, nella sede del Cnel.
Quanto ai collaboratori e informatori senza titolo
professionale, sono tra i 30 e i 40 mila e non godono di nessun tipo di contratto o tutela previdenziale e sindacale.
I precari Rai, che nel 1999 erano 270, attualmente, secondo i dati del coordinamento precari e dell’Usigrai, ammontano a circa 500 (100 dei quali hanno un’anzianità compresa tra i 6 e gli 8 anni); a questi vanno aggiunti 600 programmisti registi, di cui solo 20 sono giornalisti professionisti e la metà pubblicisti (con punte di anzianità lavorativa di 15-16 anni).
Sempre in base ai dati diffusi al Cnel, i praticanti Fieg iscritti all’Inpgi erano circa 400 alla fine del 2003. I nuovi professionisti sono invece tra i 700 e gli 800 l’anno: secondo recenti rilevazioni della Fieg, il 60% non svolge attività giornalistica o di comunicazione e solo il 3-4%, dopo un lungo precariato, trova piena e duratura occupazione in aziende editoriali.
Sul fronte dei comunicatori, secondo una recente indagine Istat, il 91,3% dei giovani che frequentano corsi di laurea in scienze della comunicazione dichiara che, dopo la laurea, non intende svolgere la professione giornalistica. Ma secondo stime Enn (Dimensione lavoro e comunicazione) e Cnel, il mercato italiano è in grado di assorbire entro i prossimi dieci anni non meno di 50-60 mila comunicatori professionisti in particolare nei settori dei beni culturali, delle infrastrutture e telecomunicazioni, dell’ambiente e attività agricole, del
commercio estero e del made in Italy.
Sempre in base ai dati statistici resi noti oggi al Cnel, il 20% dei giornali (meno di una trentina di testate) vende il 95% del totale delle copie acquistate (circa sei milioni). Le nuove iniziative editoriali, compreso l’online, sono svariate decine l’anno, ma il tasso di mortalità delle nuove pubblicazioni è oltre il 70%. E soprattutto, l’80% delle testate giornalistiche
(135 quotidiani e 70 agenzie di informazione) non crea nuova occupazione già da diversi anni. In controtendenza, i grandi gruppi editoriali e l’informazione online che dal 2001 registrano un incremento dell’occupazione del 2% circa l’anno (dati Censis). (Ansa)