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  • Da: Assostampa FVG
  • dicembre 17, 2008

NO ALLA ROTTAMAZIONE DEI GIORNALISTI

dalla Fnsi:
L’eccesso di sofferenza può giocare brutti scherzi. Cattivi consiglieri possono determinare un danno. Da diverse parti, nel mondo dei giornalisti, si esprime il timore che la Federazione della Stampa voglia "rottamare" i colleghi anziani, visto che chiede da tempo a gran voce, particolarmente attraverso il suo segretario, una riforma degli ammortizzatori sociali. La preoccupazione della Fnsi e del suo segretario è quella di affermare con forza che è finito il tempo dell’Inpgi – bancomat delle imprese che vanno in crisi, di quelle che ristrutturano e costringono i colleghi al prepensionamento o alla Cassaintegrazione. E’ tempo di separare assistenza da previdenza ed è tempo che lo Stato e gli editori si assumano le loro responsabilità in materia di interventi di socialità, di integrazione al reddito, di crisi che comportino anticipate uscite dal lavoro.
E’ tempo anche di colmare le differenze di sostegno sociale per i giornalisti in difficoltà, a seconda che lavorino nei quotidiani, nei periodici, nelle televisioni. In queste due ultime realtà non sono previsti sostegni o coperture particolari in caso di uscita anticipata per stati di crisi. C’è necessità di una giustizia sociale distributiva diversa e c’è bisogno di una riforma per gli ammortizzatori nel settore.
Il Sindacato deve saper guardare con lungimiranza dove volge la direzione degli eventi, anche quelli con cui non si vorrebbe avere mai a che fare.
Nello specifico si tratta di evitare che nei casi di estrema difficoltà nessun giornalista venga a trovarsi non solo sulla strada ma senza un minimo reddito sociale per se e per la propria famiglia. La richiesta quindi di considerare gli ammortizzatori anche per i periodici e le televisioni è coerente con una visione di solidarietà e socialità propria del sindacato alla luce dei tempi che si vivono.
Non esiste una vertenza centrale sulle altre. Per il Sindacato, purtroppo, le vertenze sono aumentate e sono tutte da collocare allo stesso livello ed è più difficile trovare soluzioni di caduta sostenibile per imprese minori di quanto non lo sia per quelle che contano decine e decine di dipendenti e sulle quali i riflettori si accendono ogni giorno. Il Sindacato dei giornalisti cerca di scongiurare ovunque prepensionamenti, cassaintegrazione, licenziamenti ma laddove non dovesse risultare possibile è necessaria una rete sociale di protezione che aiuti il recupero attivo di tutti nel lavoro.
Se altri hanno diversi orientamenti, pensano a svuotare le casse delle pensioni, a liberarsi di costi pesanti come pura operazione tecnica per risanare i propri bilanci fanno un’altra cosa che non trova la nostra condivisione.
Per tutto il sistema dell’informazione urge davvero la convocazione di un tavolo governativo nel quale giornalisti, editori e Stato facciano la loro parte e nel quale lo Stato assuma le sue responsabilità prioritarie in termini di nuovo welfare per un settore strategico nella vita democratica del Paese. E’ un settore, questo, che vale quanto e più dell’Alitalia e che non può essere lasciato andare alla deriva senza danni gravi non solo per l’occupazione ma per la qualità della circolazione democratica, delle notizie e delle opinioni.
Non è facile ragionare su queste cose ma è importante saperle guardare con oggettività, coerenza ideale e realismo. Non voler guardare la realtà o fare manipolazione su questa materia è deleterio, in primo luogo per tutti i giornalisti.