0 Liked
  • Da: Assostampa FVG
  • novembre 26, 2015

POSTE, LORUSSO: “GRAVE E INACCETTABILE IL RECAPITO DEI GIORNALI A GIORNI ALTERNI”

“La proposta di Poste Italiane di recapitare a giorni alterni la corrispondenza, e con essa i giornali quotidiani e periodici, in 5.296 Comuni è grave e inaccettabile e richiede l’intervento immediato del governo”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della FNSI. “Se il cambiamento di cui parlano i vertici di Poste Italiane, tanto strombazzato negli spot pubblicitari, deve tradursi nella negazione dei servizi essenziali – osserva Lorusso – c’è da essere seriamente preoccupati. In nome di un’ambiziosa conversione all’attività finanziaria, infatti, Poste Italiane pretende di impedire ai cittadini di più di cinquemila Comuni di ricevere regolarmente il loro quotidiano e i loro periodici. La gravità di questa impostazione non può lasciare indifferente il governo perché è in gioco soprattutto il diritto costituzionalmente garantito dei cittadini di accedere all’informazione. Vanno prese in seria considerazione le inevitabili ripercussioni sul piano occupazionale in un settore già fortemente provato e ridimensionato dalla lunga fase di recessione: senza la consegna a domicilio molti quotidiani saranno costretti a chiudere. Per queste ragioni, il governo deve garantire il rispetto della direttive europee sul mercato dei servizi postali. Non va infatti dimenticato che è obbligo degli Stati membri dell’Unione europea di tenere conto delle esigenze degli utenti, assicurando il servizio postale per almeno cinque giorni lavorativi a settimana, senza discriminazioni e senza sospensioni o interruzioni. Se l’intenzione di Poste Italiane è quella di impedire l’accesso all’informazione degli abitanti dei Comuni in cui il recapito postale costituisce l’unica possibilità di ricevere quotidiani e periodici e, di conseguenza, di condannare alla chiusura molte testate, allora è giusto che il governo riveda il servizio postale universale, finora affidato a Poste Italiane e che costa alle casse dello Stato 262,4 milioni di euro l’anno. Non si capisce perché, infatti, si dovrebbe continuare a sostenere con soldi pubblici un servizio essenziale che di fatto si pretende di negare”.