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  • Da: Assostampa FVG
  • maggio 02, 2011

PRECARIATO GIORNALISTICO SUL PALCO DEL PRIMO MAGGIO

I temi del precariato giornalistico sono stati portati sul palco del Primo Maggio, ieri a Trieste, in piazza dell’Unità, da Poljanka Dolhar, vicepresidente dell’Assostampa Fvg e consigliere nazionale della Fnsi. In un applaudito intervento in italiano e in sloveno, dinanzi alle migliaia di persone che hanno partecipato al tradizionale corteo organizzato da Cgil Cisl Uil, Poljanka Dolhar – che è una giornalista precaria del Primorski Dnevnik, quotidiano della minoranza slovena in Italia – ha ricordato il dramma del precariato in tutti i settori del mondo del lavoro, ma in particolare in quello dell’informazione. A produrre un servizio essenziale per una democrazia come l’informazione, sono ormai sempre più spesso giornalisti precari, "pagati quasi sempre pochi euro ad articolo, per un totale a fine mese di poche centinaia di euro", e inoltre senza tutele, senza certezze né prospettive di vita professionale e personale. Un fenomeno che, oltre a svilire la professionalità dei colleghi, compromette anche la stessa qualità dell’informazione: un giornalista precario e sottopagato è infatti molto più ricattabile da parte dei poteri forti e meno indipendente. "Il sindacato, tutti i sindacati sono ancora in ritardo su questa vera e propria emergenza – ha detto Poljanka Dolhar – ma devono recuperare in fretta il tempo perduto, visto che il loro ruolo è innanzitutto difendere e tutelare i più deboli. Altrimenti, che sindacato è…?".
Ma ecco il testo completo dell’intervento di Poljanka Dolhar:
Care lavoratrici e cari lavoratori,
o forse sarebbe meglio dire care precarie e cari lavoratori atipici!
Ho il grande onore di essere su questo palco non tanto per quello che sono, ma per quello che rappresento: le donne, gli sloveni, i precari. Tutte categorie che sono, almeno alle manifestazioni del primo maggio, ritenute degne di interesse. Di questo ringrazio di cuore gli organizzatori, i sindacati CGIL, CISL e UIL. E visto che il primo maggio è l’unica occasione in cui gli sloveni possono ascoltare la loro lingua madre in questa piazza, continuerò una parte di questo discorso in sloveno.
Ko sem se spraševala, kako naj na èim boljši naèin opravièim to veliko èast, ki me je doletela, da spregovorim na prvomajskem shodu, sem pomislila na svoje prijatelje in znanke. Na generacijo trideset in skoraj štiridesetletnikov, ki živi v tem mestu in tej državi. Na njihove življenjske in delovne zgodbe.
Zato sem danes tukaj tudi kot Lara, imena bodo seveda v tej zgodbi izmišljena, ki ima 31 let in univerzitetno diplomo in je zadnje tri leta zaposlena v deželni upravi. Ali bolje reèeno: tri leta dela v uradih Dežele Furlanije-Julijske krajine, a ni njena uslužbenka. Na Deželi dela za eno od številnih tako imenovanih »interinalnih agencij«, ki deželni upravi posojajo delovno silo. Lara je med sreènejšimi v tej zgodbi, ker uživa skoraj iste delovne pogoje kot deželni uslužbenci, a z eno nezanemarljivo razliko: svoje življenje lahko naèrtujejo le v roku nekaj tednov ali mesecev. Kajti v treh letih je zamenjala veè pogodb: najdaljša je trajala štiri mesece, najkrajša DVA TEDNA …in je zapadla vèeraj. Kaj bo jutri, tega Lara ne ve. Ve pa, da ni sindikalnih predstavnikov, ki delujejo znotraj deželne strukture, nikoli slišala spregovoriti o »sposojenih« uslužbenkah kot je ona.
Ime mi je Martina, imam 32 let, univerzitetno diplomo iz psihologije, uspešno opravljen državni izpit, sedaj zakljuèujem tudi specializacijo in sem brez stalne službe. A ja, medtem sem se tudi poroèila in danes naša družina prièakuje drugega otroka. Že veè let sodelujem s krajevnim zdravstvenim podjetjem, ko sem zanosila mi je bilo sporoèeno, da moram sodelovanje prekiniti. Nove pogodbe o sodelovanju zelo verjetno ne bo.
Imenujem se Luka, imam 32 let, univerzitetno diplomo iz prevajalstva in tolmaèenja in sem del tiste ogromne množice, ki ji v Italiji pravijo »il popolo delle partite iva«. Sem podjetnik samega, wow!, in kot tak baje ne potrebujem sindikata, a niti bolniškega ali porodniškega dopusta. Kaj naj naredim, èe si zlomim zapestje in ne morem veè sedeti za raèunalnikom? Moj komercialist pravi, da bi si moral plaèati zasebno zavarovanje, a ne vem, s katerim denarjem, ko pa meseèno zaslužim okrog tisoè dvesto evrov. To, da tolmaèim tudi na najvišji, državni ravni, ne spremeni situacije.
Ime mi je Paola, približujem se štiridesetim, imam univerzitetno diplomo iz ekonomije in master na prestižni šoli MIB. Ko pošiljam svoj življenjepis na razne razpise za delovno mesto, mi potencialni delodajalci veèkrat odgovorijo, da sem preveè kvalificirana. Zdaj vem, kje sem grešila: preveè sem študirala. Zgrešeno pa je bilo najbrž tudi to, da si nisem poiskala nobenega vplivnega botra: zato se neuspešno udeležujem nateèajev, ki jih zmagajo drugi, že vnaprej doloèeni kandidati.
Ime mi je Marta, imam 34 let, univerzitetno diplomo in veè delovnih izkušenj. Med pogodbami, ki sem jih doslej podpisala, sta bili tudi dve tako imenovani work experience, ki jih financirajo evropski skladi. Moj honorar? Manj kot 5 evrov na uro! Ko se je ta »praksa« iztekla, so mi za nadaljevanje mojega uradniškega dela ponudili pogodbo èistilke.
Ciao, jaz sem Gianni, imam 33 let in trenutno živim v Švici. Prejšnji teden sem zaèel staž na švicarski pošti: kljub temu, da sem samo prevajalec stažist, je moja plaèa neprimerno višja od tiste, ki sem jo prejemal v svoji stalni službi v Italiji. Istoèasno sta me poklicali tudi švicarsko okoljsko ministrstvo in neka tukajšnja banka: prihodnji teden grem na dva razgovora. Tudi moja punca je tu našla zelo dobro službo in ko je prviè prestopila prag svojega novega urada, je na pisalni mizi, ob novem prenosnem raèunalniku, našla tudi šop cvetja in direktorjevo dobrodošlico.
Ho raccontato in sloveno le storie di Lara, Martina, Luka, Paola, Marta e Gianni ….nomi fittizzi per storie verissime. Come la storia di Lara, che è considerata fortunata perché lavora in Regione …anche se poi dipendente regionale non è, ma è una delle tanti interinali. Ieri le è scaduto l’ultimo di una lunghissima sfilza di contratti: quello della durata di DUE SETTIMANE. Lara con un po’ di rammarico dice di non aver mai sentito i rappresentanti sindacali, che operano all’interno delle strutture regionali, spendere qualche parola sui dipendenti interinali. Ma oggi è qui a festeggiare il primo maggio, che per molti triestini e moltissimi sloveni non è solo la festa dei lavoratori, ma questa è un’altra storia. Credo sia comunque giusto dedicare oggi un ringraziamento anche a tutti, italiani e sloveni, che si sono battuti contro il nazifascismo per permetterci di essere in questa bellissima piazza.
Potrei parlarvi della psicologa Martina, che collabora da anni con l’Azienda sanitaria, ma non è sua dipendente, e che per portare a termine la seconda gravidanza ha dovuto troncare questa collaborazione; molto probabilmente non potrà riprenderla nemmeno dopo la nascita del suo bambino.
Di Luka che fa parte del tanto sbandierato popolo delle partite iva, fa l’interprete free lance, guadagna 1.000 o 1.200 euro al mese, non ha diritto alla malattia e nemmeno alla rappresentanza sindacale.
Di Paola, che ai colloqui si sente rispondere “sei troppo qualificata”, o partecipa a concorsi truccati.
Di Marta che va avanti a work experience pagate 4 euro e 50 all’ora e per continuare a fare il proprio lavoro di impiegata ha dovuto firmare un contratto da donna delle pulizie.
E poi c’è Gianni, che è contento di aver lasciato l’Italia per la Svizzera, dove il suo contratto da stagista è molto migliore del contratto da dipendente a tempo indeterminato che aveva in Italia.
Ho scelto queste storie di giovani donne e uomini, ma avrei potuto sceglierne molte altre. Per esempio quelle dei tantissimi precari dell’informazione, gli autori degli articoli che leggete sui giornali, anche quelli locali, e dei servizi che sentite per radio o vedete in tv, anche quelle locali. Molto spesso sono pagati pochi euro al pezzo, senza il rimborso delle spese telefoniche o di viaggio. Persone che scrivono tre, quattro articoli al giorno e a fine mese si vedono retribuire 300 o 400 euro. Persone che per questo motivo sono spesso ricattabili, cosa che un giornalista non dovrebbe essere mai.
Il quadro è desolante, anche se i presupposti erano molto diversi: c’è una generazione, che ha avuto la fortuna di poter investire nello studio, nel sapere…e oggi si ritrova sottopagata e costretta a fare cose per le quali non ha studiato. Una generazione precaria, che vive di collaborazioni e spesso lavora solo grazie alle disgrazie altrui. Mi sento un po’ un corvo, mi ha detto tempo fa un conoscente: sono qui ad aspettare che qualcuno si rompa una gamba per poter fare un mese di sostituzione. E’ proprio triste.
Ma oggi è il primo maggio ed è una giornata di festa. I sindacati CGIL, CISL e UIL l’ hanno dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Il lavoro per unire il paese. Il lavoro per unire Trieste, che ne ha tanto bisogno, aggiungerei io. Ma soprattutto il lavoro per ridare dignità alle persone: a tutti quelli che l’hanno perso, ma anche a tutti quelli che ce l’hanno e si sentono avviliti e sfiduciati a causa delle condizioni in cui sono costretti a lavorare.
Forse la mia generazione ha una scarsa coscienza sindacale, ma chi non lavora nelle grandi aziende, chi è interinale, collaboratore o precario, non vede nel sindacato un alleato, non si sente rappresentato da lui. Lo dico anche da vicepresidente dell’Assostampa del Friuli-Venezia Giulia, il sindacato unitario dei giornalisti: il nostro sindacato è stato troppo a lungo lontano dai problemi di chi non è contrattualizzato. Ho l’impressione che qualcosa di simile valga purtroppo anche per gli altri sindacati.
Ecco, credo sia questa la grande sfida che dobbiamo cogliere: avvicinare il sindacato ai collaboratori, ai precari, a tutti quelli che non hanno un contratto collettivo a tutelarli almeno in parte. Lo so, che non è facile. Ma potremmo provare iniziando a perdere meno tempo nelle battaglie intestine e nei giochetti politici, ma combattendo con molta più forza per alcuni diritti fondamentali, per delle retribuzioni degne di questo nome.
Perché credo che il futuro del sindacato, il futuro di tutti i sindacati, passa attraverso la tutela del più debole.
Altrimenti, scusate, ma che sindacato è?
Grazie in ŽIVEL 1. MAJ! (Viva il Primo Maggio!)