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  • Da: Assostampa FVG
  • giugno 05, 2009

REFERENDUM: HA VINTO IL SI’

Ha vinto il sì. Il referendum consultivo sul nuovo contratto di lavoro dei giornalisti ha visto una scarsa partecipazione al voto (tranne che nel Friuli Venezia Giulia, dove grazie anche alla concomitanza con il rinnovo degli organi Assostampa, è stata registrata una delle più alte percentuali di partecipanti al voto rispetto agli aventi diritto) e l’affermazione del sì.
Ecco i dati nazionali diffusi ieri sera dalla Fnsi:
Aventi diritto al voto 34.115; Votanti 3.329 (9.8%); Sì 1.955 (59.7%); No 1.319 (40.3%); Bianche 42; Nulle 13.
Il nuovo contratto dei giornalisti «tutelerà anche chi non l’ha votato», dice il segretario Franco Siddi. «La partita del sindacato dei giornalisti continua» afferma Siddi in una nota. «Continua con la consapevolezza che la categoria, con la sua Federazione nazionale della stampa, è ancora più forte. La fatica democratica del lavoro sindacale per il contratto e del confronto con tutti i colleghi è un punto fermo e chiaro, della Fnsi di cento anni fa e di oggi. Una fatica vera, come vera è la democrazia che si vive dentro il sindacato dei giornalisti».
«Certo – ammette il segretario Fnsi – la semplificazione referendaria di per sè non è la soluzione dei problemi complessi del lavoro e di un contratto. Contano la discussione e il confronto permanente sui contenuti. È ciò che abbiamo fatto ed è ciò che continueremo a fare consapevoli che il Consiglio nazionale e la Giunta della Federazione della Stampa, la Conferenza nazionale dei comitati di redazione – che si erano già chiaramente dichiarati con regole statuarie evidentemente ancora vitali e attuali – siano espressione di democrazia vera, di partecipazione, di rappresentanza costante dei problemi e dei colleghi».
Di segno opposto il commento («è una sconfitta per tutti») dei comitati di redazione del Corriere della Sera, della Stampa, del Messaggero, della Nazione, del Giorno e dell’Adige. «Per la nostra categoria, innanzitutto – spiegano i cdr in una nota – che si ritrova con un contratto che dà mano libera agli editori, interpreta la flessibilità in modo selvaggio, indebolisce le rappresentanze sindacali, favorisce centinaia di pensionamenti anticipati senza creare nuovi posti di lavoro e mortifica le retribuzioni dei giornalisti".