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  • Da: Assostampa FVG
  • dicembre 07, 2012

REGIONE SICILIA, PRECEDENTE GRAVISSIMO

Ventuno lettere di licenziamento sono arrivate sulle scrivanie dei giornalisti dell’ufficio stampa della Regione Sicilia. Mittente il presidente Rosario Crocetta. Nessuna innovazione si qualifica come tale se prescinde dai diritti morali e materiali dei lavoratori e se, prima di ogni valutazione sul tavolo delle regole, si stabilisce che la svolta si qualifica, intanto, con il taglio di posti di lavoro per ragione politica. Il licenziamento, infatti, dei giornalisti, stabili o precari dell’ufficio stampa della Regione Siciliana deciso dal neo presidente Crocetta, non può aver alcun carattere di discontinuità antimafia; è un atto politico unilaterale di carattere propagandistico, lesivo delle regole, dei principi di giustizia sociale e estraneo alla proposizione di un quadro innovativo di azione per l’informazione primaria istituzionale che è e deve essere cosa diversa dal quella politica affidata ai portavoce. Oggi si sta consumando, infatti, un delitto occupazionale perfetto: ventuno licenziamenti in tronco, senza alcun confronto sindacale, con l’aggravante della ricerca ossessiva di un risultato politico spendibile solo sul terreno della propaganda e della semplificazione informativa. Cambiare si può e si deve ma, quando si fanno i conti con una seria visione di futuro e con il lavoro e le garanzie delle famiglie, si deve partire dai progetti, dalle funzioni e dai servizi, ricercando la migliore e la più efficace utilizzazione delle risorse professionali. Il Sindacato dei giornalisti aveva offerto, perciò, una leale disponibilità al confronto in un tavolo delle regole, oggi ineludibile più di ieri. Il neo presidente Crocetta si è sottratto a questo passaggio che appartiene alla civiltà delle relazioni in materia di lavoro e con le ventuno lettere di licenziamento dei giornalisti dell’Ufficio stampa della Presidenza fa scempio delle regole, delle leggi, del contratto di lavoro e della funzione delle parti sociali. Non si fa così. Così si può ottenere qualche titolo di giornale, finire nel circuito mediatico da protagonisti per qualche tempo e niente di più. L’ex sindaco di Gela, respingendo con sdegno qualsiasi ipotesi di incontro, sfuggendo a un confronto serio e istituzionale, previsto dalle leggi e dal contratto di lavoro e che avrebbe permesso di gestire con buon senso la questione e di trovare una soluzione condivisa al problema, si rende adesso responsabile di una pagina politica e amministrativa non nobile e assai poco democratica. Ciò nonostante, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione Siciliana della Stampa lo richiamano ancora a un doveroso confronto. In caso contrario ci saranno le sedi opportune in cui qualcuno renderà chiaro, anche al presidente Rosario Crocetta, che le leggi e i contratti vanno rispettati sempre e da tutti, soprattutto da chi ha il dovere di rappresentare degnamente le Istituzioni. La politica dell’apparire e delle dichiarazioni ad effetto, tanto cara a Crocetta, non possono valere la perdita di ventuno posti di lavoro, anche se annunciati in televisione o sui giornali.