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  • Da: Assostampa FVG
  • giugno 29, 2006

Siddi: no contratto, no aiuti…

ROMA Avviare un’indagine parlamentare
sulle questioni che riguardano i giornalisti la professione e «nessuna regalia pubblica» per chi, come gli editori, «rifiuta il dialogo sociale, attua azioni di selvaggia deregulation contrattuale e utilizza i contributi dello Stato solo per realizzare utili di bilancio senza far fronte agli obblighi sociali essenziali». È duro il presidente della
Fnsi, Franco Siddi, dopo l’audizione che si è svolta oggi in Commissione Cultura della Camera, in cui sono stati ascoltati anche Odg, Inpgi, Usigrai, Articolo 21 e «Senza Bavaglio».
Anche se il presidente della comissione Pietro Folena, al
termine dell’incontro, ha sottolineato che «occorre che si
proceda al più presto per dare ai giornalisti delle risposte, sia in termini di nuovo contratto che di autonomia della professione», chiedendo l’intervento del governo per una soluzione della vertenza contrattuale.
Il presidente Fnsi Siddi invece da parte sua ha spiegato: «Il precariato diffuso rende meno libera e meno autorevole l’informazione e ne impoverisce la qualità. Non si può pretendere che 22 mila giornalisti senza diritti, senza certezza di un compenso e privi di sostanziale copertura previdenziale di reggere il peso di un sistema certo in difficoltà per lo squilibrio pubblicitario, che reca danni alla salute economica della carta stampata e del sistema locale, debbano chinare la
testa e considerare una collaborazione Cococo così concepita una condizione accettabile». Per Siddi «è scandalosa questa situazione così come lo è l’ostilità degli editori a negoziare il rinnovo del contratto (scaduto da 486 giorni) e ad accettare il confronto su questa realtà, che considera estranea a qualsiasi rapporto tra le parti sociali. La commissione cultura della Camera, nell’audizione con le istituzioni di categoria, alla quale ha preso parte la Federazione della Stampa, quale sindacato unico e unitario e pluralista dei giornalisti, ha preso atto del fatto che 15.600 giornalisti (censiti, ma ce sono almeno altri diecimila) sono emarginati in
condizioni di lavoro autonomo sottopagato e che, tra questi, 9 mila non guadagnano più di 7 mila Euro l’anno (da 2 a 2,58 Euro ad articolo)». Insomma per il presidente Fnsi «è il tempo di fare luce su queste realtà e, anche attraverso un’indagine parlamentare, sfatare luoghi comuni, analizzando il mutamento
sociale e professionale in atto, perchè si possa creare un
rinnovato equilibrio anche nel sistema del lavoro del mondo dell’informazione. I privilegi mitici non sono più nè la realtà nè l’orizzonte. Il sindacato chiede equità e chiede di poterne ragionare in termini di sviluppo, senza guerre ideologiche o di religione, con gli editori oggi chiusi nel fortino di una logica di corto respiro, conservatrice e dannosa».
Secondo Folena il nuovo contratto e l’autonomia della
professione, «sono argomenti strettamente collegati, poich‚ senza garanzie contrattuali, per gli assunti come (e soprattutto) per i precari e i free lance, viene mortificata la libertà di espressione e di inchiesta, e con esse il diritto dei cittadini ad una informazione libera, non condizionata e indipendente. In questi anni – ha aggiunto al termine dell’audizione – abbiamo vissuto l’esperienza di una informazione offesa, penso in particolare alla Rai, nel tentativo di sottomettere le voci critiche. Adesso è venuto il tempo di invertire la rotta, e il rinnovo del contratto, insieme
a maggiori garanzie per i precari e i free lance, è un pezzo fondamentale di questa inversione». Per tutto ciò il
presidente della Commissione Cultura ha auspicato che «il
governo faccia la sua parte in questa vertenza, e la commissione cultura, nell’ambito delle sue competenze, vigilerà affinchè sia accresciuta la libertà di espressione dei giornalisti». Ed
ha spiegato anche che nei prossimi giorni la commissione
esaminerà una risoluzione bipartisan a sostegno dei
giornalisti, promossa dal deputato Giulietti.
Ma, sottolinea ancora Siddi, «il presidente della
Commissione Cultura della Camera, Folena, ha auspicato
l’intervento del governo per la vertenza contrattuale,
riconoscendone la valenza. Va bene l’istanza, ma va aggiunto che
serve un’azione non timida del governo per una concreta
concertazione, che intervenga sull’emergenza e sappia disegnare
modelli condivisi dello sviluppo futuro. L’iniziativa della
commissione Cultura della Camera sia, intanto, un’occasione per
una ricognizione del Parlamento sui disagi complessivi
dell’informazione e, sopratutto sulle aree oscure del lavoro e
dei diritti negati. Nessuna flessibilità ulteriore è possibile
se significa precarietà e se non negoziata e rispettosa dei diritti essenziali. Nessuna regalia pubblica, in un settore, quello dell’editoria, che pure dal sistema pubblico deve ottenere le condizioni (anche supporti in condizioni di trasparenza) perchè sia assicurato il pluralismo dell’informazione e del suo mercato, dev’essere concessa a chi rifiuta il dialogo sociale, attua azioni di selvaggia deregulation contrattuale e utilizza i contributi dello Stato solo per realizzare utili di bilancio senza far fronte agli obblighi sociali essenziali».