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  • Da: Assostampa FVG
  • luglio 08, 2014

DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA DEL 5 LUGLIO, A ROMA, “PER UN SINDACATO DEI GIORNALISTI”

riceviamo e diffondiamo:
DOCUMENTO FINALE DELL’ASSEMBLEA NAZIONALE APERTA DEL 5 LUGLIO, A ROMA, "PER UN SINDACATO DEI GIORNALISTI – No al contratto, no all’accordo su equo compenso e lavoro autonomo"

N.B: testo ancora aperto a proposte e integrazioni dei colleghi non intervenuti. Da segnalare nel gruppo Facebook "Per un sindacato dei giornalisti": https://www.facebook.com/groups/1443973525855373/

"PER UN VERO REFERENDUM SUL CONTRATTO E L’ACCORDO SUL LAVORO AUTONOMO. PER UN SINDACATO DEI GIORNALISTI"
L’assemblea riunita a Roma il 5 luglio 2014 si oppone alle intese per i giornalisti lavoratori autonomi e per quelli dipendenti firmate il 19 e il 24 giugno, che rappresentano uno dei punti più bassi nella storia del sindacato ed esprime forte preoccupazione per lo stato della Fnsi e per le sue prospettive future.
Cosa comportano questi accordi:
– un “salario di ingresso”, tagliato fino al 35% ma non legato a stabilizzazioni: lo sconto per gli editori vale quindi anche per i contratti a termine;
– l’apprendistato professionalizzante – che di fatto è un raddoppio del praticantato – senza garanzie di stabilizzazione e senza parte formativa: con la prospettiva di stipendi ridotti fino a sei anni e la possibilità che il primo “scatto” di anzianità arrivi dopo oltre nove anni di contratto regolare
– cancella totalmente la “ex fissa” – di fatto una liquidazione aggiuntiva per chi va in pensione – ai danni di almeno due generazioni di giornalisti (trentenni e quarantenni, i cui stipendi hanno tutti regolarmente contribuito a questo fondo), ma contemporaneamente impegna risorse contributive e dell’Inpgi per garantirla solo a una minoranza di colleghi più anziani;
– livelli minimi di trattamento economico per i lavoratori autonomi, livelli che sono al di sotto della soglia minima di sussistenza e di dignità professionale, e che costituiranno il modello retributivo per giornalisti precari e freelance.
È un colpo durissimo a una categoria che soffre di una crisi profonda. Il lavoro giornalistico, con questo contratto, sarà pagato sempre meno, che sia dipendente o autonomo e la riduzione dei diritti dell’uno si rifletterà negativamente sulle condizioni dell’altro. La precarietà non è più solo una condizione della maggioranza della categoria, quel 60% di giornalisti attivi che non ha un lavoro dipendente, ma si estende – tranne alcune, elitarie, eccezioni –anche a figure che si credevano garantite, oggi fortemente indebolite. Tutti i giornalisti saranno più deboli e ricattabili: uno scenario che rischia di affossare ulteriormente la qualità dell’informazione, in un settore appesantito dall’incapacità degli editori di progettare il prodotto e l’organizzazione del lavoro del futuro.
La nostra preoccupazione aumenta nel vedere come il contratto è stato firmato. Senza una piattaforma, ma senza nemmeno delle vaghe linee guida, senza una visione propria, un punto di vista del sindacato. Al chiuso di una ristretta cerchia di dirigenti, ostinatamente nascosto perfino agli organismi della categoria, ai Cdr, alla commissione Contratto, al Consiglio nazionale della Fnsi, alla commissione nazionale lavoro autonomo: al riparo dalle critiche, senza nessun interesse per le conoscenze e le esperienze dei colleghi che lavorano davvero, senza nessuna consultazione democratica. Il contrario di quella trasparenza diffusa che è il patrimonio incancellabile dell’era digitale.
Hanno prevalso la subordinazione agli editori – capaci solo di pensare a ridurre il costo del lavoro e a espellere giornalisti dalle redazioni – e l’ignoranza dei cambiamenti profondi già avvenuti nel mondo editoriale. Oggi l’informazione è sempre meno la “stampa” o la "linotype" e sempre più televisione, web, social network, integrazione tra media diversi.
Il sindacato deve avere capacità di innovazione, conoscere le nuove figure professionali, avere competenze e voglia di studiare: un compito fuori portata per un gruppo dirigente figlio di un’epoca storica ormai conclusa. Un gruppo dirigente che si riproduce da solo, fossilizzato nelle vecchie correnti sindacali, incapaci di trovare una sintesi politica per tornare a rappresentare tutti i giornalisti. Correnti che rendono eterne e interscambiabili le “carriere” nelle istituzioni di categoria (Ordine, Fnsi, Inpgi Casagit), poltrone spesso ambite per un sistema di gettoni di presenza, permessi, rimborsi spese che rappresenta un costo ormai intollerabile per una categoria sempre più impoverita.
Si è voluto “appoggiare” il contratto al provvedimento del Governo sul fondo editoria, che premeva molto ad alcuni editori: ma allora si doveva e si poteva cercare una mediazione positiva tra aiuti alle imprese e creazione di "lavoro buono", cioè a tempo indeterminato, per ridurre, invece di aumentare la precarietà e per garantire stabilità alla professione e ai conti dell’Inpgi.
C’è bisogno di cambiare, c’è bisogno di un rinnovamento profondo, c’è bisogno di un sindacato nuovo. Ci rivolgiamo all’intera categoria, a chi lavora nelle redazioni e a chi ne è fuori soprattutto per obbligo; ai Cdr che si occupano quotidianamente di tante, piccole questioni fondamentali e agli iscritti alla Fnsi ma anche a chi non è iscritto per sfiducia, per protesta, o anche solo perché, per chi non ha uno stipendio corposo e stabile, costa troppo.
Siamo convinti che si debbano praticare tutte le strade possibili – anche legali – per impedire che questi accordi siano applicati: a cominciare dal Consiglio nazionale del 10 luglio in cui chiediamo di votare il rigetto di questa firma, così forzata che ha portato alla spaccatura della Giunta esecutiva.
Chiediamo, allo stesso tempo, che la Fnsi indica un vero referendum vincolante sui contenuti del contratto, da tenersi fra tutti i giornalisti oggetto degli accordi, iscritti e non iscritti al sindacato, dipendenti e autonomi, con una votazione democratica e trasparente, da tenersi nelle redazioni e nelle sedi delle Associazioni regionali, in preparazione del quale sia garantita l’illustrazione paritetica delle diverse posizioni.
Vogliamo batterci all’interno della Fnsi per un’altra Fnsi. Non vogliamo fondare un altro sindacato, che in una categoria così piccola servirebbe solo a generare nuove, piccole burocrazie e rendite di posizione. Ma non siamo più disposti ad accettare un sindacato che firma accordi come questi. Serve un drastico ricambio, anche generazionale, dei vecchi vertici e una ridefinizione delle regole e strutture. Appoggeremo le varie iniziative di protesta che si stanno organizzando in questi giorni a cominciare dai coordinamenti e associazioni di precari e di lavoratori autonomi. Vogliamo cominciare a pensare seriamente a come deve essere un’altra Fnsi coinvolgendo tutta la categoria, professionisti e non. Per questo ci diamo appuntamento a una assemblea nazionale da tenersi a Firenze tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre.
L’assemblea del 5 luglio