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  • Da: Assostampa FVG
  • ottobre 29, 2020

ELEZIONI ORDINE, UN REBUS

riceviamo e diffondiamo:

Le elezioni per il rinnovo dei Consigli nazionale e regionali convocate, sconvocate, riconvocate, ora rischiano di saltare, insieme a quasi ogni evento pubblico della società italiana.

Che sarà degli organismi della più importante istituzione dei giornalisti italiani? Per adesso, mistero.

Dunque, a fine giugno (142 casi di Coronavirus in più al giorno) l’Ordine fissa le elezioni per il 4 e 19 ottobre, alla scadenza dei tre anni di mandato dei Consigli nazionale e regionali. A fine settembre (1400 casi in più al giorno) tre presidenti regionali (Lombardia, Piemonte e Campania, fra le quattro regioni più popolate di giornalisti) chiedono il rinvio delle elezioni, per motivi di sicurezza. Nel frattempo gli altri diciassette presidenti (fra cui quello del Friuli Venezia Giulia – ndr) hanno avviato le procedure per le elezioni, spedendo a tutti gli iscritti convocazione e schede elettorali.

Passo indietro: i giornalisti che governano o vorrebbero governare gli organismi di categoria sono usi dividersi in fazioni contrapposte. I tre ordini regionali “ribelli” hanno senz’altro paura del Covid 19, ma sono anche guidati da maggioranze contrarie a quella che guida l’Ordine nazionale, oltre che l’Inpgi, la Fnsi, la Casagit. Questa maggioranza dominante fa capo alla corrente Controcorrente. All’Ordine nazionale il presidente Carlo Verna, eletto da Controcorrente, da circa metà mandato è diventato un nemico della sua stessa maggioranza, che infatti non lo ripresenta alle nuove elezioni. Come candidato presidente nazionale Controcorrente presenta già a fine giugno, Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine della Toscana. Le altre correnti non hanno ancora definito candidati e strategia di opposizione: potrebbe esserci anche questo ritardo dietro la richiesta di rinvio delle elezioni.

A fine settembre il contrasto fra Verna e la sua maggioranza esplode. Verna non prende decisioni sulla richiesta di rinvio delle elezioni, chiede un parere al ministero della Giustizia, organo di vigilanza sugli Ordini professionali. Quattro membri dell’esecutivo appartenenti a Controcorrente, in testa il segretario Guido D’Ubaldo, si dimettono dalle cariche accusando Verna di “inerzia e indecisionismo”.

Intanto, il ministero, a breve giro, risponde che le elezioni si possono tenere nelle date previste del 4 e 11 ottobre, “visto il numero limitato dei contagi”. Verna, però, sposta tutto al 15 e 22 novembre, per dare la possibilità agli Ordini regionali renitenti di mettersi in regola.

Piccolo particolare, il Molise, unico fra le regioni italiane, vota subito per il suo Consiglio regionale. Motivazione: Covid in crescita, ma anche imminente arrivo, da quelle parti, della neve.

Siamo arrivati ad oggi. Il 22 ottobre il presidente dell’ordine della Lombardia, Alessandro Galimberti scrive (assieme al presidente dell’Ordine dei commercialisti, che aveva fissato le elezioni il 5 e 6 novembre) alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Giustizia, a quello della Salute, alla Presidenza della Regione Lombardia e all’assessorato al Welfare: «Mentre a Milano le preoccupazioni per la diffusione esponenziale del Coronavirus sono ormai tornate ai livelli massimi della scorsa primavera, e con il sistema sanitario già in piena fase critica, è impensabile chiamare alle urne migliaia di professionisti incuranti dei gravissimi rischi a cui verrebbero esposti, per non parlare dell’esposizione di scrutatori e del personale dedicato alla consultazione». Chiedono il rinvio: «Il voto è un diritto inalienabile degli iscritti ai nostri Ordini (22.750 giornalisti e 9.500 commercialisti), ma aprire le urne in un momento drammatico come questo significherebbe, tra l’altro, negare di fatto il diritto a scegliere i propri rappresentanti. Anche se la motivazione principale per la richiesta di sospensione/rinvio resta la tutela della salute dei colleghi, tema non negoziabile per nessuna ragione».

Riflessione: il 4 ottobre l’aumento dei casi è stato di 2578, l’11 ottobre di 5456. Il 24 ottobre siamo a 19.640. Se tutti avessero rispettato le date fissate, le elezioni si sarebbero potute fare con minor timore rispetto ad oggi e a metà novembre.

Il pasticciaccio, ora, è notevole. Le elezioni nazionali vanno fatte in tutte le Regioni contemporaneamente, altrimenti la composizione del Consiglio sarebbe incompleta. Il presidente Verna non può decidere altri spostamenti. L’unico deputato a intervenire per confermare o spostare le date di novembre è il ministero. Se conferma, l’affluenza al voto sarebbe bassissima, più di quella solita, già sotto il 20 per cento degli aventi diritto. Va ricordato che per l’Ordine non è possibile il voto elettronico (che invece funziona per Inpgi, Casagit, Fondo complementare) dato che non è mai stata modificata la legge che prevede il voto in presenza. Se il ministero sposta le elezioni, dovrà prorogare (serve un decreto) i vertici nazionali e regionali che altrimenti, a metà dicembre circa, 45 giorni dopo la loro scadenza, decadrebbero e andrebbero commissariati. A quel punto andrebbero ridistribuite nell’esecutivo le cariche dei dimissionari di Controcorrente. A meno che non decidano di ritirare le dimissioni.

Tutto questo mentre la categoria si aspetta che l’Ordine si occupi di una serie di enormi problemi. Nuove professioni giornalistiche, dignità delle retribuzioni, riforma dell’accesso alla professione. Per dirne solo alcuni.

(A.G. – Professione Reporter)