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  • Da: Assostampa FVG
  • gennaio 25, 2013

ESPOSTO ALL’ORDINE, UN CASO ANALOGO

Dopo l’esposto dell’Assostampa Fvg e del Coordinamento Precari e Freelance Fvg, e dopo l’apertura dell’inchiesta da parte dell’Ordine regionale dei giornalisti,
segnaliamo un caso analogo appena avvenuto in un’altra regione italiana. Ecco la lettera inviata dal presidente dell’Ordine della Sicilia ai direttori dei giornali
regionali e ai responsabili delle redazioni siciliane delle testate nazionali.
          
                                                                                                                                                                       
                                                                                                                                                                            Ai direttori
                                                                                                                                                                            delle testate giornalistiche siciliane

                                                                                                                                                                            Ai responsabili
                                                                                                                                          delle redazioni periferiche siciliane
                                                                                                                                          delle testate giornalistiche nazionali
 
 
Il monitoraggio compiuto quest’anno sulle pratiche di iscrizione all’albo, sia nel registro dei praticanti che nell’elenco dei pubblicisti, tenuti dal Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, fa emergere una realtà caratterizzata da non pochi aspetti problematici. Il Consiglio si rende perfettamente conto che l’attuale e perdurante momento di crisi rende difficile l’esercizio dell’attività editoriale, se non la stessa sopravvivenza di alcune aziende, ma osserva che di certo tutto ciò non è imputabile ai giornalisti siciliani, che stringono i denti da ben prima che la crisi raggiungesse gli odierni livelli.
Il Consiglio, che mi ha delegato a scriverti, osserva ancora che in ogni caso nessuna crisi può giustificare quelle che appaiono a questo Ordine professionale come possibili e presunte ma, ove confermate, gravi e intollerabili violazioni delle regole.
Abbiamo così rilevato alcuni fatti che sottopongo alla tua attenzione, ricordandoti il ruolo assegnato dal nostro ordinamento al direttore, che è anche quello di garantire il rispetto delle regole per conto dell’Ordine, nei confronti degli editori, degli iscritti agli albi, dei lettori o più in generale degli "utenti" (lettori, telespettatori, radioascoltatori, navigatori di internet), in attuazione dei principi della collaborazione tra colleghi e della "fiducia tra la stampa e i lettori", di cui all’art. 2 della legge 3/2/1963 n. 69.
Al tempo stesso desidero, in questa fase, sollecitarti alcune riflessioni e invitarti a comportamenti consequenziali, all’interno della testata da te diretta e/o coordinata, nell’ottica di una collaborazione reciproca e per evitare la possibile attuazione degli strumenti, anche coercitivi, che la legge e le norme deontologiche attribuiscono allo scrivente Ordine professionale.
Riteniamo infatti che chiarire e discutere i problemi possa essere anche più proficuo di ricorrere a soluzioni di tipo diverso e sanzionatorio. Fermo restando che eventuali, ulteriori comportamenti fuori dalle regole, che ricadono anche sotto la tua responsabilità di direttore/coordinatore, non saranno ancora tollerati.

1) Le retribuzioni dei collaboratori sono in alcuni casi decisamente basse, per non dire infime. Come saprai, per l’iscrizione nell’elenco dei pubblicisti e per il mantenimento del titolo di giornalisti, in caso di "revisione", questo Ordine regionale richiede una produzione media biennale di 90 articoli/servizi e un compenso annuo minimo di 500 euro: causa il bassissimo livello retributivo, tale soglia economica spesso non viene raggiunta, anche da chi scrive o realizza molti di più dei 90 pezzi/servizi canonici. La Carta di Firenze, entrata in vigore dall’1 gennaio di quest’anno, e la legge sull’Equo compenso nel lavoro giornalistico, approvata al Senato e ora in attesa di essere discussa alla Camera, non consentono tali livelli retributivi
2) Viceversa, in questa situazione caratterizzata da pagamenti molto bassi, saltano all’occhio i compensi relativamente elevati, che alcuni collaboratori hanno percepito o percepiscono pur non essendo (ancora) iscritti all’albo. È stato rilevato cioè che costoro hanno esercitato o esercitano, di fatto, l’attività di "corrispondenti a tempo pieno" da realtà locali medio-grandi. Cosa che rasenta, e in certi casi supera, gli estremi dell’esercizio abusivo della professione. Questi collaboratori, nel caso di testate cartacee e radiotelevisive, arrivano a scrivere ogni giorno intere pagine; si occupano sistematicamente di cronaca bianca, nera e giudiziaria, con accesso diretto, autonomo, sistematico e in forma professionale, alle fonti istituzionali di informazione; trattano argomenti riservati ai giornalisti iscritti all’albo, come ad esempio la realizzazione e la conduzione (sempre in autonomia e in forma sistematica, continuativa e paraprofessionale) di programmi radiotelevisivi, apparendo in video e/o in voce con l’immagine e la qualifica di "giornalisti"; seguono argomenti o personaggi o eventi del mondo della politica, della cultura, dello sport, come "titolari" di un settore o di un incarico, con ciò svolgendo a tutti gli effetti attività giornalistica di tipo professionale o paraprofessionale. Dunque, lo ripeto, esercitando abusivamente la professione.
3) L’esame di alcuni casi disciplinari ha poi fatto emergere situazioni di notevole confusione e/o di palese incompatibilità o conflitto di interesse fra i diversi incarichi assunti da molti giornalisti, alcuni dei quali rivestono il doppio ruolo di addetto stampa di un ente locale e di corrispondente di una o più testate dalla stessa località. È stato in particolare rilevato che giornalisti dipendenti di testate e consulenti di enti hanno scritto su argomenti inerenti quegli enti; che un pubblico dipendente si è occupato sistematicamente, come giornalista, di argomenti trattati nell’ambito delle proprie ordinarie mansioni lavorative e/o di vicende riferibili all’ente per il quale lavora. Su tali casi ci riserviamo di essere più specifici se dovesse esserci avanzata una richiesta di chiarimenti. Al tempo stesso ti ricordo che in questo campo sono state aperte inchieste da parte della magistratura, per la verifica del rispetto dei principi e delle regole dettati dalla legge 7 giugno 2000, n. 150, sugli uffici stampa degli enti pubblici e privati, e che alcune di tali vicende sono in atto oggetto di verifica disciplinare da parte di questo Consiglio dell’Ordine.
4) Molti collaboratori non vengono realmente pagati, ma sono costretti a fingere, umiliandosi e soprattutto mentendo, di avere ricevuto retribuzioni in realtà mai percepite, in alcuni casi dovendo pure pagare da sé, in prima persona e dunque persino rimettendoci, la ritenuta d’acconto, che attesta il pagamento delle tasse legate all’attività lavorativa. Tali situazioni, che non riguardano le aziende più grandi, ma i piccoli periodici, le tv medio-piccole e soprattutto, in forma sempre più preoccupante, i meno importanti fra i siti internet di informazione, emergono con sempre maggiore chiarezza, grazie ai controlli disposti da questo Consiglio. Su nostra segnalazione sono state aperte indagini da parte della magistratura ordinaria e i direttori coinvolti sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari, subendo anche sanzioni pesanti, ma purtroppo tali vicende continuano a verificarsi.
Ti sottopongo adesso quelle che, nell’ottica di una collaborazione che l’Ordine vorrebbe sempre più intensa, sono le indicazioni del Consiglio.
Con riguardo ai punti 1) e 2)
In adempimento delle proprie funzioni istituzionali e dei principi e delle regole che sono alla base dell’approvanda legge sull’Equo compenso giornalistico e che sono già dettati dalla citata Carta di Firenze, documento deontologico in vigore dall’1 gennaio 2012, si rende necessario un ulteriore monitoraggio, per attuare il disposto dell’art. 2 c. III e IV della stessa normativa professionale, che testualmente recita:
La richiesta di una prestazione giornalistica cui corrisponda un compenso incongruo, in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, lede non solo la dignità professionale, ma pregiudica anche la qualità l’indipendenza dell’informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista.
Ai fini della determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni di natura giornalistica, i Consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti adottano e rendono pubblici criteri e parametri di riferimento.
Per tali ragioni ti invito a voler comunicare i seguenti dati:
a) Importo dei compensi pagati ai collaboratori, con indicazione analitica di quanto corrisposto per la pubblicazione di articoli, servizi, brevi, fotografie, ovvero – per le testate radio-tv e web – di servizi, interviste, conduzioni in studio;
b) Eventuali distinzioni retributive fra collaboratori contrattualizzati e non contrattualizzati;
c) Eventuali distinzioni nei pagamenti tra collaboratori già iscritti all’Ordine e coloro che sono in attesa di iscrizione;
d) Eventuali ulteriori distinzioni tra professionisti e pubblicisti;
e) Frequenza nell’erogazione dei compensi (mensile, bimestrale etc).
Tali informazioni dovranno pervenirci entro e non oltre il 17 dicembre p.v.
Ancora con riguardo al punto 2)
È ben vero che l’iscrizione all’elenco dei pubblicisti passa attraverso la collaborazione e dunque il lavoro, e che tale attività, per dare titolo all’accesso all’albo, dev’essere svolta in maniera non occasionale e regolarmente retribuita. Tutto ciò non autorizza però a far svolgere a gente priva di qualsiasi qualificazione professionale compiti che la legge riserva ai giornalisti inseriti negli albi. Cosa che tra l’altro ha l’effetto indiretto (e grave) di alterare il mercato del lavoro e di spingere al ribasso le retribuzioni dei giornalisti.
Secondo l’avviso di questo Consiglio dell’Ordine, che sarà costretto suo malgrado a far attuare tali principi anche in forma coercitiva, il collaboratore in attesa di iscrizione nell’elenco dei pubblicisti potrà dunque:
a) trattare argomenti di vario genere, ma per quel che riguarda i grandi temi dell’informazione, nazionale e locale, potrà farlo in forma non sistematica, bensì assolutamente sporadica e occasionale;
b) non potranno essergli affidate interviste istituzionali (ad es. questore, prefetto, presidente della Regione o dell’Assemblea regionale, procuratore della Repubblica, sindaci delle grandi città e simili), né inchieste giornalistiche, soprattutto se la realizzazione di esse comporti accesso alle fonti istituzionali; se il collaboratore sarà chiamato ad occuparsi, occasionalmente, di interviste di rilievo o di inchieste, in funzione della sua formazione e della futura iscrizione all’Ordine, egli dovrà lavorare assieme a un iscritto all’albo che gli faccia da guida e preferibilmente dovrà co-firmare il servizio e firmare in autonomia solo singole parti di esso (appoggi, approfondimenti);
c) non potrà condurre sistematicamente, in autonomia e in forma paraprofessionale programmi e/o rubriche radiotelevisive, ovvero essere autore – sempre con continuità – di articoli o servizi che in qualche modo gli attribuiscano la sostanziale titolarità di incarichi strategici per la testata (ad es. seguendo la politica, la giudiziaria, ma anche la squadra di calcio della grande città).
Tali indicazioni e limitazioni non valgono, ovviamente, per i praticanti
Con riguardo al punto 3)
La collaborazione del giornalista con un ente pubblico o privato non è in sé illecita: è altrettanto vero, però, che è preciso compito del direttore verificare che non vi siano situazioni di conflitto di interessi e di sovrapposizioni di ruoli, nel senso sopra evidenziato, cosa che inevitabilmente si ripercuote non solo sull’immagine del singolo o dei singoli, ma su quella dell’intero Ordine professionale. Su questo punto ti invito con fermezza ad effettuare le opportune verifiche – improbe e impossibili, per il Consiglio – in modo da accertare se situazioni come quelle che, sia pure per sommi capi, sono state superiormente evidenziate, si siano verificate nella tua testata e, in caso di riscontro positivo, agendo conseguentemente, per evitare che abbiano a verificarsi di nuovo.
Con riguardo al punto 4)
I controlli sull’effettività dei pagamenti e della loro corresponsione sono sempre più attenti, così come la "collaborazione" e le ammissioni da parte di coloro che non vengono pagati. Nel caso in cui qualcosa non quadri, oltre a respingere la domanda di iscrizione, il Consiglio invia gli atti alla magistratura, che ha già aperto più di un’inchiesta, in più zone dell’Isola, mettendo sotto indagine editori e direttori, in alcuni casi finiti sotto processo. Premesso che le considerazioni valgono, in questa che è una lettera circolare inviata a più testate, solo per le aziende di minori dimensioni, invito tutti a vigilare con grande attenzione e a non tentare le classiche vie traverse. Il direttore risponde esattamente come l’aspirante iscritto, perché è lui che attesta la regolarità della retribuzione. L’editore normalmente non è un iscritto all’Ordine e dunque, ancora una volta, è il direttore a fare da garante nei confronti del Consiglio.

In conclusione, nello spirito di collaborazione che questo Ordine intende continuare a tenere con te e con la tua testata, come con tutte, ti rinnovo l’invito a far pervenire le informazioni richieste ai punti 1) e 2) ai nostri uffici, con i quali potrai prendere contatti per eventuali chiarimenti, entro e non oltre il 17 dicembre p.v.
Ti invito anche ad attenerti, laddove non lo avessi già fatto, alle raccomandazioni del Consiglio e a un’attenta vigilanza sui temi proposti.

Nel ringraziarti anticipatamente per la tua collaborazione
ti porgo i miei più cordiali saluti
Palermo, 22 novembre 2012
IL PRESIDENTE
Riccardo Arena