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  • Da: Assostampa FVG
  • novembre 03, 2013

GIORNALISTI FREELANCE E PRECARI SCRIVONO AL PAPA

Una lettera aperta, firmata da undici giornalisti freelance italiani, è stata consegnata da qualche giorno al Pontefice, Papa Francesco. Tema: le condizioni di  sfruttamento e mancanza di tutele in cui versano in Italia la maggior parte dei giornalisti lavoratori autonomi. Che, secondo dati ufficiali, sono oggi il 60% di quelli attivi, a fronte di un 40% con contratti da dipendenti. Gli undici firmatari, rappresentativi di varie realtà regionali, sono tutti membri della Commissione nazionale Lavoro autonomo della FNSI, il sindacato dei giornalisti italiani, e di altri organismi nazionali e regionali di categoria.

Richiamandosi ai ripetuti interventi del Pontefice sulla dignità del lavoro e i drammi della disoccupazione, i firmatari evidenziano a Papa Francesco come i giornalisti non dipendenti versino in maggioranza in condizioni di grave precarietà e sfruttamento economico: articoli e servizi spesso retribuiti con 5, 10 o 15 euro lordi (ma a volte anche 1 euro), con spese, contributi e rischi a carico. Quasi il 70% dei giornalisti non dipendenti (sempre secondo i dati ufficiali della categoria) guadagna meno di 10 mila euro lordi l’anno e il 49% meno di 5 mila. E questo perchè le retribuzioni vengono stabilite unilateralmente dai datori di lavoro.

I freelance firmatari della lettera, apprezzando i moniti di Papa Francesco sulle problematiche del lavoro, e impegnati a loro volta per l’attuazione della legge sull’equo compenso dei giornalisti non dipendenti, si appellano al Pontefice affinchè li aiuti “a far capire a tutti i cittadini e alle istituzioni, spesso sorde, che in Italia i giornalisti lavoratori autonomi sono in larga parte tutt’altro che dei privilegiati”, e che dev’essere rispettata la loro “dignità di lavoratori, che hanno diritto a un presente e a un futuro di vita personale”. Perchè, concludono, “difendere la dignità della professione giornalistica, in tutte le forme in cui viene esercitata, è difendere anche la dignità e la libertà dell’informazione in questo Paese”.