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  • Da: Assostampa FVG
  • dicembre 16, 2006

Il comunicato del cdr di Repubblica

ROMA «Non essere in edicola per due giorni consecutivi non è stata una scelta facile. Ma quel che è successo meritava una risposta dura, immediata, nettissima proporzionale alla gravità»: lo scrive in una nota il Comitato di Redazione di Repubblica sottolineando che i giornalisti del quotidiano e di tutto il gruppo l’Espresso sono in sciopero e minacciano per la prossima settimana altre forme di lotta.
«Mai nella storia delle relazioni sindacali italiane,
nemmeno durante le vertenze più aspre – si legge nella nota del Cdr – le imprese avevano risposto agli scioperi dei propri dipendenti con una decurtazione della tredicesima. Lo ha fatto il Gruppo Espresso, in compagnia dell’editore Caltagirone, con un fronte degli editori spaccato su questo tema. Non è dunque un problema di soldi, ma un atto politico inqualificabile di
sapore chiaramente intimidatorio».
«Una logica da padrone delle ferriere – prosegue il
comunicato – applicata da un Gruppo che pretende di avere come ragione sociale la difesa dei diritti delle persone, della dignità del lavoro. Che ha un presidente che si professa liberal e vanta di avere la tessera numero uno del partito Democratico». «Come si possono fare battaglie politiche e giornalistiche come quella sull’articolo 18 – si chiede la rappresentanza sindacale – e poi dentro le mura di casa avere questi atteggiamenti di disprezzo nei confronti della redazione?
I giornalisti di Repubblica sentono forte il disagio e
l’indignazione. Non hanno più intenzione di veder sperperato un patrimonio di immagine costruito in decenni di impegno civile, democratico, professionale. Siamo sicuri che i lettori capiranno
che la posta in gioco è seria. Abbiamo già dato mandato ai
legali della Fnsi di valutare il merito dell’iniziativa presa dal nostro editore. Attendiamo un serio segnale di ripensamento, anche in relazione alla ormai irrinunciabile apertura di un tavolo di trattative per il contratto nazionale. La prevaricazione e i colpi bassi non portano da nessuna parte».