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  • Da: Assostampa FVG
  • maggio 03, 2021

INPGI, APPELLO AI PARLAMENTARI FVG

L’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) è ormai al tracollo finanziario. Un passivo di 242 milioni di euro, una perdita giornaliera di 665 mila euro e una riserva tecnica che non arriva ai due anni, purtroppo non garantiscono le pensioni presenti e future nonostante i contributi previdenziali regolarmente versati. Il dissesto non è frutto della gestione di questo ultimo anno, ma il punto di arrivo di un percorso di crescente erosione del patrimonio dell’Istituto per 1 miliardo 200 milioni di euro dal 2011 in poi, dovuto soprattutto al pagamento quale sostituto dell’Inps degli ammortizzatori sociali, dei relativi pesantissimi oneri dei contributi previdenziali figurativi e delle prestazioni assistenziali.

Con la legge Rubinacci del 1951 (che è ancora in vigore assieme alla Legge Vigorelli del 1955), l’Inpgi ha infatti puntualmente garantito con centinaia di milioni di euro il pagamento delle prestazioni assistenziali e previdenziali dei giornalisti italiani, nonché dal 1981 (coprendo quindi tutto l’arco temporale della crisi dell’editoria) gli ammortizzatori sociali, senza ricevere alcun ristoro dallo Stato fino al 2009 (da allora, invece, in base alle “leggine” n. 2 e 14 l’ente di via Nizza riceve 20 milioni di euro per i prepensionamenti e da quest’anno in base alla legge finanziaria n. 178 del 2020 – grazie all’emendamento Sensi, Serracchiani, Viscomi – anche il rimborso delle spese per gli ammortizzatori sociali e per gli incentivi all’occupazione), mentre dagli editori non ha incassato per 65 anni, dal 1951 al 2016 – come peraltro da sempre previsto dalla legge Rubinacci stessa all’art. 2 – i contributi previdenziali nella stessa percentuale che gli editori stessi avrebbero dovuto pagare all’Inps (è stato calcolato che gli editori in 65 anni hanno così potuto risparmiare addirittura circa 1 miliardo di euro). E proprio l’esistenza della Legge Rubinacci che all’art. 1 identifica l’Inpgi quale sostitutivo dell’Inps, in base all’art. 38 della Costituzione, dovrebbe garantire una sostanziale copertura pubblica, nonostante la trasformazione dell’Inpgi nel 1994 in base al decreto legislativo Berlusconi n. 509 in una Fondazione di natura privata.

Contemporaneamente, ai danni delle casse dell’Inpgi, va rilevata la solo parziale attuazione della legge 150/2000 sull’Informazione, come anche denunciato dalla Corte Costituzionale nell’ultimatum lanciato al Parlamento circa un anno fa, e la comunicazione nella Pubblica amministrazione (Pa), con ancora ampie sacche di dipendenti della Pa i cui contributi vengono erroneamente versati all’Inps invece che all’Inpgi.

Per tutelare la previdenza dei giornalisti serve ormai un intervento politico complessivo, che comprenda la revisione del sistema dell’informazione italiana fermo ad una legge istitutiva dell’Ordine vecchia di 58 anni e ormai superata, adeguandola ai profondi cambiamenti intervenuti e velocizzati ulteriormente dalla crisi pandemica.

Per tale ragione quale consigliere generale dell’Inpgi per il Friuli Venezia Giulia sto inviando un appello all’onorevole Debora Serracchiani, già presidente della Commissione lavoro pubblico e privato e ora capogruppo del Pd alla Camera, al presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, alle e ai Parlamentari del Friuli Venezia Giulia, affinché questa delicata tematica venga discussa a livello politico nazionale, a garanzia sia dei contributi previdenziali regolarmente pagati dai giornalisti, che  dell’indipendenza dell’informazione democratica in Italia.

Andrea Bulgarelli (Consigliere generale Inpgi per il Fvg)

 

Il Consiglio generale dell’Inpgi ha approvato con 40 voti favorevoli e 20 contrari il bilancio consuntivo 2020 della Gestione principale, che chiude con un disavanzo di gestione di 242,2 milioni di euro. Il risultato della Gestione previdenziale presenta un saldo negativo di 188,4 milioni ed è determinato dal complessivo perdurare dell’andamento negativo degli indicatori principali dell’attività caratteristica dell’Ente. «Anche quest’anno l’Istituto ha perso altri 855 rapporti di lavoro attivi, che si aggiungono agli 865 persi nel 2019, e la  contribuzione Ivs corrente registra una diminuzione del 2,76% rispetto al 2019», si legge sul sito web della Cassa. Mentre cresce la spesa per le pensioni.

Si chiude, invece, in positivo il bilancio della Gestione separata (+26,1 milioni di euro), «ancorché – rileva l’Istituto – il bilancio evidenzi i segnali dell’impatto che la crisi dovuta alla pandemia ha determinato sull’intero mondo del lavoro e delle professioni». Rispetto al 2019 calano le entrate e si riduce l’avanzo della gestione previdenziale, con una frenata dei contratti da co.co.co. e un generalizzato calo dei redditi per tutte le tipologie di lavoratori.

Nel corso della seduta, il Consiglio generale dell’Inpgi ha anche approvato a maggioranza un ordine del giorno (qui il documento integrale) con il quale rivolge «un forte e pressante appello al governo per porre in essere in tempi brevi, mancando ormai solo due mesi alla scadenza dell’ultima proroga rispetto al possibile commissariamento dell’Istituto, tutti i provvedimenti necessari a garantire la sostenibilità dell’Istituto», unico ente sostitutivo dell’Inps nel panorama delle Casse privatizzate.

«La sostenibilità dell’lnpgi, nonostante l’avvio di un tavolo aperto dall’ex presidente del Consiglio nel febbraio 2020, non è ancora stata garantita», recita il documento. «Un grave vulnus – si specifica – che viene arrecato a lavoratrici e lavoratori di un settore cruciale per la vita democratica del Paese. Un incomprensibile ritardo, a fronte di conti gestionali che danno una rappresentazione perfetta della crisi strutturale che ha travolto l’editoria. Un comparto industriale dove il susseguirsi degli stati di crisi, con pensionamenti, prepensionamenti e mancate assunzioni, hanno ridotto drasticamente il numero dei giornalisti attivi, impropriamente sostituiti da un aumento esponenziale di lavoro autonomo, quasi mai effettivamente tale».

La salvaguardia dell’lnpgi, ricordano i consiglieri, «è il presupposto essenziale per l’autonomia, l’indipendenza e il pluralismo del giornalismo italiano».

Durante la riunione è stata deliberata, infine, la riduzione delle attuali indennità di carica di tutti componenti degli Organi di amministrazione e di controllo nella misura del 10 per centro, «in adesione – spiegano da via Nizza – alle previsioni legislative vigenti, di accompagnare il processo di allargamento della platea degli iscritti con l’adozione di ulteriori misure di intervento volte alla riduzione della spesa e all’incremento delle entrate, per contribuire al  ripristino dell’equilibrio tecnico-finanziario della Gestione previdenziale sostitutiva dell’assicurazione generale obbligatoria».

 

(da www.fnsi.it)