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  • Da: Assostampa FVG
  • novembre 01, 2017

INPGI, BILANCIO 2017 IN ROSSO: -104 MILIONI

di Marina Macelloni*

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Marina Macelloni

Il 2017 si conferma un anno fortemente critico per l’Inpgi. Il disavanzo previdenziale aumenta e la gestione del patrimonio non compensa lo squilibrio. L’esercizio chiuderà quindi con una perdita che prevediamo di circa 104 milioni. Niente di imprevisto purtroppo, ma la conferma di una crisi strutturale dell’editoria che ormai da un decennio non accenna a diminuire ma se possibile si aggrava.

Solo un numero a sostegno di questa evoluzione negativa: nei primi sei mesi del 2017 abbiamo già registrato una perdita di 800 posti di lavoro dopo gli oltre 2.700 persi dal 2012. La perdita di occupazione negli ultimi cinque anni raggiunge così il 15% e i rapporti di lavoro attivi scendono a circa 15mila (erano quasi 18mila nel 2012).

Tutto ciò naturalmente si riflette sulle entrate per contributi IVS correnti (-3,81% rispetto al 2016) e sul forte incremento della spesa per pensioni IVS (+5,35% rispetto al 2016).

Quali dinamiche abbiamo visto nel 2017 fino a questo momento?

Prosegue il processo di ristrutturazione delle aziende editoriali che si concretizza prevalentemente nell’espulsione aggressiva di giornalisti dalle redazioni senza che a questo venga accompagnato un percorso di sviluppo sia pure a costi più sostenibili.

La pensione è diventata il nuovo grande ammortizzatore sociale. Finita l’epoca dei contratti di solidarietà, in calo rispetto agli scorsi anni, il vero risparmio sui costi del personale si fa mandando in prepensionamento o in pensione i colleghi che si dimostrano ben felici di uscire da redazioni dove si lavora male. Colleghi che hanno potuto approfittare di clausole di salvaguardia che avevamo immaginato per arginare il flusso in uscita e che invece sono state utilizzate per accelerare il processo.

La riforma dell’editoria ha concluso il suo iter parlamentare consegnandoci altri 161 prepensionamenti che arriveranno a compimento nei prossimi mesi. Proprio questa riforma, che abbiamo giudicato con ottimismo, si è rivelata un’occasione persa: poteva essere il contenitore per condividere tutti insieme un percorso di rilancio di un settore industriale e culturale strategico per il Paese e non è stato così.

In questo contesto il consiglio di amministrazione dell’Inpgi ha fatto la sua parte. Ha varato un’autoriforma durissima che inciderà sui trattamenti delle future generazioni e contemporaneamente non rinuncia a chiedere a chi è già andato in pensione con regole più favorevoli un contributo straordinario di solidarietà. Una misura che siamo pronti a difendere anche nelle aule dei tribunali. La riforma è stata integralmente approvata dai Ministeri vigilanti e nei prossimi anni sicuramente porterà benefici ai conti dell’istituto. Le spese di gestione sono sotto controllo e l’attività amministrativa è orientata quotidianamente al massimo sforzo di efficienza.

Ma non possiamo essere lasciati da soli. Ora tocca a tutti gli altri attori del sistema fare la propria parte con altrettanto senso di responsabilità.

Alla politica, presente e futura, si chiede di riflettere sulla rilevanza per il futuro democratico di questo Paese di una stampa vitale e di qualità. Non si difende l’articolo 21 della Costituzione facendo scrivere i giornali a un algoritmo e non si formano cittadini consapevoli demandando l’informazione a giornalisti precari e sottopagati.

Alle parti sociali, Fieg e Fnsi, si chiede uno sforzo per sedersi intorno a un tavolo e immaginare un futuro di rilancio per l’editoria e un contratto di lavoro inclusivo che risponda pienamente ai cambiamenti radicali che il nostro settore ha sperimentato. Le porte dell’Inpgi sono aperte e siamo in grado di mettere a disposizione tavoli e professionalità in qualsiasi momento.

All’Ordine dei giornalisti, appena rinnovato nei suoi organismi, si chiede di prendere finalmente atto che le forme di attività giornalistica non sono più quelle del 1963 e che sempre di più comunicazione e informazione sono due mondi che si sovrappongono e si parlano.

Nonostante lo scenario critico fin qui descritto, resto ottimista. Ci sono le condizioni per mantenere l’Inpgi autonomo e rafforzarlo. A patto di remare tutti dalla stessa parte”.

*presidente Inpgi