MASS MEDIA E SUICIDI
Dopo lo strazio e gli interrogativi suscitati a Trieste dal suicidio di una ragazza di dodici anni, ma anche dopo le polemiche seguite al risalto secondo alcuni eccessivo dato alla notizia dal quotidiano "Il Piccolo" (con tanto di locandina per le strade, oltre che di titoli in prima pagina), l’Assostampa Fvg ricorda a tutti i colleghi quanto suggerito dall’Oms e dalla "Carta di Trieste" in questi casi. A partire dal 1996 l’ONU e l’OMS hanno consigliato alle nazioni di attuare programmi di prevenzione del suicidio con strategie mirate ad ampio raggio. Nella lunga e articolata lista delle strategie consigliate si legge: «INCORAGGIARE UN’INFORMAZIONE RESPONSABILE DA PARTE DEI MEDIA». Numerosi studi e ricerche dimostrano infatti la correlazione tra notizie riportate da Tv e giornali (ma anche Internet) inerenti il suicidio e l’aumento di questo fenomeno nel periodo immediatamente successivo e soprattutto tra le persone giovani. Gli esperti ritengono che non siano le notizie sui suicidi di per sé a colpire le persone già vulnerabili e per certi versi più “predisposte”, bensì alcune modalità di riportare le notizie. La questione non è dare o non dare la notizia di un suicidio, bensì come darla. Il ruolo dei Mass Media nella prevenzione del suicidio sembra essere quindi non meno determinante di altri fattori sociali, quali la famiglia, la scuola, le strutture sanitarie e la comunità nel suo insieme. Ricerca ed esperienza sono giunte alla conclusione che sia possibile ipotizzare un “giornalismo della prevenzione”, e hanno tracciato alcune linee guida in questo senso. Numerosi studi e ricerche dimostrano infatti la correlazione tra notizie riportate da Tv e giornali (ma anche Internet) inerenti il suicidio e l’aumento di questo fenomeno nel periodo immediatamente successivo e soprattutto tra le persone giovani. Quale tipo di informazione può aiutare. •Un’informazione che insista nel trattare il suicidio come “l’illusione di una soluzione definitiva” di difficoltà, se pur complesse, comunque passeggere e che incoraggi la ricerca di altre, fattibili e mai estreme soluzioni. Quale tipo di informazione può danneggiare. 1. Un’informazione dell’episodio del suicidio con: •descrizioni dettagliate del fatto; 2. Un’informazione che rappresenti il suicidio come un atto di difesa della propria dignità da parte di chi lo compie o addirittura come un gesto eroico o romantico. 3. Un’informazione di stampo sensazionalistico o scandalistico al fine di attirare un maggior numero possibile di lettori o di pubblico. 4. Un’informazione che descriva il suicidio come unica soluzione possibile per quella persona. 5. Un’informazione che insista sulla ricerca dei “colpevoli” ovvero di coloro o di quelle circostanze che avrebbero spinto la persona a compiere il gesto. 6. Un’informazione che esprima giudizi o analisi affrettate e non pertinenti. I Mass Media hanno inoltre il potere di influenzare positivamente: •la comprensione del problema del suicidio attraverso una corretta e consapevole informazione; •rafforzare nelle persone la sensazione di non avere via di uscita e la convinzione semplicistica e fatalistica che – per esempio – “Trieste è una città di suicidi”; •Quello che ho scritto va al di là di quello che serve veramente? (Tutto ciò che è inutile è dannoso).
Riportiamo a riguardo anche la nota pubblicata sul Primorski dnevnik di mercoledì 12 settembre 2012: Il fatto e il silenzio Il quotidiano italiano di Trieste si e’ dilungato ieri sulla notizia della bambina che non c’e’ più. Il Primorski dnevnik ha saputo del triste evento, il fotografo ha ripreso il luogo del fatto, ma la penna si e’ fermata quando i carabinieri hanno comunicato il desiderio della famiglia di non divulgare per rispetto la tragedia. Abbiamo rispettato il desiderio. Ci siamo chiesti: avremmo messo a conoscenza dell’opinione pubblica (e della sua curiosita’) una notizia analoga se ci avesse coinvolto direttamente? |
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