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  • Da: Assostampa FVG
  • marzo 10, 2023

MINACCE A FEDERICA ANGELI, CONDANNA DEFINITIVA PER ARMANDO SPADA

“La Corte di Cassazione, giudicando inammissibile il ricorso presentato dall’imputato, ha reso definitiva
la sentenza di condanna nei confronti di Armando Spada per tentata violenza privata a danno della
giornalista Federica Angeli”. Lo rende noto la Fnsi.
“Il 23 maggio 2013 – ricorda il sindacato – Spada minacciò di morte la cronista di Repubblica, al fine di
impedirle di portare a termine un servizio sulle infiltrazioni criminali nella gestione degli stabilimenti
balneari di Ostia. Anche a causa di questo episodio, da dieci anni Federica Angeli è costretta a vivere
sotto scorta”.
L’imputato è stato condannato a un anno di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al
risarcimento dei danni causati, oltre che alla collega, alla Federazione nazionale della Stampa italiana e
al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, costituitisi parte civile, rappresentati innanzi la
Suprema Corte dall’avvocato Giulio Vasaturo.
“Siamo stati al fianco di Federica Angeli sin dall’inizio di questo lungo iter giudiziario che, dopo dieci
anni, si è concluso col pieno riconoscimento della responsabilità dell’imputato per la vile intimidazione
rivolta alla collega di Repubblica. Questa sentenza vale a rendere onore all’esempio di Federica Angeli
che ha denunciato a viso aperto sul suo giornale e nelle aule di giustizia gli scenari criminali di Ostia,
pagando un prezzo personale altissimo per il coraggio con cui ha difeso, con coerenza, la sua libertà di
cittadina e di giornalista”, rilevano Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e
presidente della Fnsi.
“La pronuncia della Cassazione – proseguono – ribadisce, inoltre, la piena legittimazione della Fnsi quale
soggetto garante, anche in ambito processuale, del lavoro giornalistico che sempre più spesso viene
messo a repentaglio dai clan che operano sui territori. Il sindacato continuerà a sostenere, con ogni
mezzo e in ogni sede, l’impegno dei colleghi che sono in prima linea nelle terre di mafia, affinché
nessuno di loro debba mai sentirsi solo al cospetto dei potentati criminali che vorrebbero ridurli al
silenzio”.