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  • Da: Assostampa FVG
  • ottobre 05, 2011

PARTITA DA TS CAMPAGNA USIGRAI

Cos’hanno in comune l’acqua e la Rai? Sono un bene di tutti, che va salvaguardato. Non poteva usare similitudine più azzeccata Carlo Verna, segretario dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai nel suo discorso di apertura di “Riprendiamoci la Rai” la campagna di sensibilizzazione che, con scelta voluta e simbolica, come è stato fatto notare dal presidente dell’Assostampa regionale Carlo Muscatello, è partita proprio da Trieste. È qui e in regione, infatti, che i servizi dell’emittenza pubblica colgono il più alto share di gradimento ed è sempre qui che il tasso, diciamo così, di coscienza democratica sembra ancora, fortunatamente, piuttosto elevato. Lo ha dimostrato, tra i tanti esempi possibili, un auditorium, quello della Scuole interpreti, stipato oltre ogni limite, con un vero parterre de roi: i sindaci di Trieste e Pordenone, Cosolini e Pedrotti, il vicesindaco di Udine Martines, l’assessore regionale Molinaro, i rettori triestino e udinese, Peroni e Compagno, il responsabile dei teatri triestini Antonio Calenda. Il primo applauso, però, lo strappa Margherita Hack, vera pasionaria democratica , pronta a rimpiangere persino la Dc e il Pci, «di fronte a una Rai decaduta a causa di un conflitto d’interessi che non ha precedenti in nessuna democrazia occidentale» e lesta a puntare il dito contro «un capo del governo che crede di essere un satrapo orientale», con due riferimenti che non hanno bisogno di nome e cognome… Riprendiamoci la Rai, dunque. Ma da chi e da cosa? Se per Verna il problema è quello di un’azienda che viaggia a vista, con delle scelte che possono solo che affossarla e, anzi, sembrano quasi fatte apposta, Pedrotti vede nell’azienda, pur difesa, quasi la metafora di un’Italia allo sbando, e Cosolini strappa consensi col suo concetto di «un pubblico che è pubblico, e dev’essere dunque servizio alla comunità». Peroni traccia invece un ardito parallelo tra «l’Università che forma i cittadini del domani e l’informazione che ne tiene vigile la coscienza nella dinamica democratica». Entrambi, si capisce, fondamentali. La collega Compagno preferisce invece porre l’accento sulla territorialità e sul «bisogno di più Rai libera». Un inciso che sposa appieno l’ultima querelle, quella sulla ventilata soppressione dell’ultimo Tg regionale della sera. Che scatena persino le ire della Regione, ormai quasi l’isola che non c’è rispetto ai burocrati romani. E non a caso è l’assessore Molinaro a tuonare contro «la contraddizione tra il federalismo e un servizio pubblico centralista», lamentando anche i ritardi nell’introduzione dei programmi in lingua friulana. Ma i problemi veri, la polpa dolente sono anche altrove, e se ne fa efficace interprete Riccardo Ferrara della Slc – Cgil, che paventa «l’obiettivo finale di distruggere la Rai, anche allontanando i programmi di qualità e remunerativi». Una difesa d’ufficio della Mamma d’Italia? Macchè. Giovanni Marzini, responsabile della redazione regionale, assicura che «vogliamo solo lavorare di più e meglio». E Verna non dimentica di ricordare che la Rai ha già un prezzo, 528 milioni di euro. Troppo pochi se il rischio è quello di perdere la possibilità di esprimersi. E, dunque, di essere liberi.
(IL PICCOLO, Furio Baldassi)

RAI: VERNA (USIGRAI), SI PREPARA LA SVENDITA? DIFFICILE DIFENDERE L’AZIENDA AL TEMPO DI MINZOLINI
(ANSA) – TRIESTE, 4 OTT – Il segretario dell’Usigrai, Carlo Verna, ha ipotizzato che si stia preparando la «svendita» della Rai. Lo ha fatto intervenendo a Trieste al primo incontro della campagna ’Riprendiamoci la Raì. «Come giornalisti – ha detto Verna – abbiamo il dovere di capire dove si sta andando a parare. Secondo alcune tabelle del ministero dell’Economia, la Rai varrebbe 528 milioni di euro. Stanno preparando la svendita? Forse per gli amici degli amici, che però non sono certo amici dei cittadini». «È difficile difendere la Rai ai tempi di Minzolini e delle cacciate, però dobbiamo fare capire che non c’entriamo con quella Rai». (ANSA).