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  • Da: Assostampa FVG
  • febbraio 27, 2006

Scioperi in campagna elettorale

MILANO All’assemblea nazionale dei
comitati di redazione il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, chiederà il 17 marzo di votare se proseguire nella difesa intransigente dei punti cardine della piattaforma contrattuale (difesa del lavoro autonomo e della rivalutazione automatica degli stipendi attraverso l’istituto degli scatti di anzianità, regole alla flessibilità) oppure congelare la vertenza.
Lo ha annunciato lo stesso Serventi Longhi a conclusione dell’assemblea lombarda dei giornalisti. «Consapevoli – ha spiegato – che fermarci adesso significa stabilire l’impossibilità di rinnovare il contratto con la federazione degli editori convinta che è questo il momento di colpire un sindacato incapace di mobilitare la categoria».
La giunta della Fnsi si è espressa a favore di una strategia che vede nello sciopero «l’arma contrattuale per eccellenza. Io stesso non vedo alternative. Ne abbiamo fatti sette lo scorso anno, non ne abbiamo fatti da due mesi e mezzo perchè quello trascorso è un periodo ‘poverò di pubblicità. Se qualcuno immagina strumenti diversi per costringere gli editori a riaprire la trattativa, lo dica. Il sindacato, per il suo ruolo, non può fermarsi. Se la risposta sarà sì, un giorno o più giorni di sciopero saranno indetti prima delle elezioni durante
la campagna elettorale. Ai quotidiani la comunicazione dello sciopero sarà data alle 18 del giorno precedente. Mentre siamo qui, è stato dato il preavviso di una possibile giornata di protesta al servizio radiotelevisivo».
Dopo la manifestazione del 10 febbraio in occasione dell’apertura delle Olimpiadi invernali e alla vigilia di una conferenza stampa davanti al teatro Ariston di Sanremo dove si tiene il Festival della canzone (2 marzo), il segretario della Fnsi ha ricordato che «sono in gioco l’autonomia e la libertà dell’informazione in Italia in uno scontro epocale imposto dalla controparte, decisa a confezionare uno strumento contrattuale che limiti l’autonomia dei giornalisti e delle redazioni,
allarghi l’area dello sfruttamento generalizzato di un
precariato a vita sempre più dipendente e ricattabile, del
lavoro in affitto, della eliminazione delle garanzie che danno ai cittadini la possibilità di veder rispettato il diritto ad avere un’informazione libera».
Gli editori, ha detto ancora Serventi Longhi, «sperano di piegarci con le ritorsioni non controfirmando la riforma dell’Inpgi (e ogni giorno che passa ha ricadute sulla salute finanziaria dell’istituto), quello stesso istituto che ha tra i suoi compiti la vigilanza sul pagamento dei contributi (con la sola Rai è aperto un contenzioso tra i 20 e i 30 milioni), di isolarci facendo lobbing sulle istituzioni, chiedendo ai giornali che non si parli della vertenza contrattuale, tentando
di delegittimare gli organismi sindacali».