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  • Da: Assostampa FVG
  • aprile 04, 2012

SIDDI: NUOVE IDEE CONTRO LA CRISI

"Stiamo vivendo una situazione di crisi diversa, sicuramente più grave e più insidiosa di quella iniziata tre anni fa, subito dopo la firma del contratto nazionale, quando alle difficoltà economiche si era aggiunta un’accelerazione della trasformazione verso la multimedialità. Ora assistiamo al tracollo di alcune realtà, soprattutto in settori che non sono diventati industrialmente maturi, come l’emittenza locale, e che dopo il passaggio dall’analogico al digitale devono affrontare una concorrenza sempre più agguerrita in un momento di forte riduzione degli investimenti pubblicitari".
Il segretario generale della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi non nasconde la preoccupazione per le conseguenze occupazionali della difficile situazione che l’intero settore editoriale e televisivo sta vivendo. “Per ammorbidire l’impatto della congiuntura stiamo ricorrendo ai contratti di solidarietà in deroga nelle regioni, perché non è previsto per le emittenti il ricorso ad ammortizzatori sociali specifici”, spiega il leader del sindacato dei giornalisti. “Ma la fase è seria anche per la carta stampata, in molte aziende stanno emergendo le insufficienze a livello editoriale e manageriale, nascoste nel periodo d’oro della pubblicità e dei prodotti collaterali. A questo si aggiunge la situazione della cosiddetta editoria assistita: il reintegro, anche se parziale, dei fondi statali non risolve i problemi di testate che in taluni casi si sono organizzate più in relazione ai contributi pubblici, piuttosto che alla loro effettiva presenza sul mercato”.
Alla Fnsi sta arrivando una nuova ondata di piani di riorganizzazione aziendale con la richiesta di altre sforbiciate degli organici, con una pesante ricaduta sulle casse dell’Inpgi, l’istituto di previdenza della categoria, che deve finanziare gli ammortizzatori sociali. “I fondi per i prepensionamenti stanno finendo", sottolinea Siddi. "Davvero bisogna ricorrere agli ammortizzatori solo quando non ci sono alternative, privilegiando le situazioni di crisi reale. I tagli, poi, stanno toccando giornalisti ancora lontani dalla pensione, per i quali possono scattare solo la cassa integrazione e i contratti di solidarietà. Un ricorso massiccio a questi strumenti, totalmente a carico dell’Inpgi, rischia di determinare squilibri alle casse dell’istituto. Basti pensare che, tra costi diretti e indiretti, per la solidarietà concordata al Sole 24 Ore, dall’Inpgi usciranno 6 milioni di euro. Dobbiamo trovare delle nuove soluzioni, magari aumentare l’età per il prepensionamento da 58 a 60 anni, fare in modo che un giornalista possa lavorare fino a 65 anni part-tìme usufruendo contemporaneamente di metà della pensione. Con i soldi risparmiati si potrebbero istituire delle borse per favorire l’accesso di giovani. In ogni caso è essenziale che anche gli editori abbiano uno scatto di creatività e maggior fiducia nelle loro attività, investendo in progetti innovativi da valutare in 3-4 anni, non trimestralmente con uno occhio fisso sulle quotazioni di Borsa”.
(da Prima comunicazione)