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  • Da: Assostampa FVG
  • gennaio 22, 2009

SONO 378 I GIORNALISTI PRE-PENSIONABILI

Sono soltanto 378 i giornalisti dei quotidiani che hanno i requisiti per essere prepensionati. Lo ha affermato il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, intervenendo, su invito del Comitato di redazione, a un’assemblea dei giornalisti del Messaggero, a Roma, assieme al direttore generale dell’Istituto, Arsenio Tortora.
La platea dei 378 aventi titolo – ha detto Camporese – comprende tutti coloro che hanno più di 58 anni d’età e oltre 18 anni di contributi, ma meno di 35, come prevede la legge 416. Camporese ha dunque indirettamente smentito le stime, di fonte imprenditoriale, che parlavano di 800-1000, o addirittura 1500 giornalisti da "rottamare".

Secondo il direttore generale ‘un giornalista che abbia già maturato le condizioni per la pensione di anzianità, 59 anni d’età e 35 di contributi, non può essere inserito nei piani della legge 416.

Il presidente ha definito di ‘grande importanza’ per i conti dell’Inpgi, la norma già passata alla Camera e che sta per essere votata dal Senato, che eroga dieci milioni all’anno per attuare i prepensionamenti. ‘Viene tagliata la testa al toro: d’ora in poi, e per sempre, graverà sullo Stato il costo dei prepensionamenti, che prima erano a carico dell’Istituto’.

Ma con questi fondi, quanti prepensionamenti si potranno fare? Con 10 milioni di euro, in teoria, non più di 166 al primo anno – ha risposto Camporese, suffragato dal direttore Tortora – e ciò calcolando un costo medio storico" di 66 mila euro a persona. Ma non crediamo che si arrivi a tanto.

Il numero in più o in meno di prepensionati dipenderà dall’intelligenza con cui verrà gestito il fondo, e dalla trattativa con Fnsi e Comitati di redazione. Il vero punto critico della 416 è che non definisce con chiarezza che cosa s’intenda per stato di crisi.

Rispondendo ad altre domande dei redattori del Messaggero, Camporese e Tortora hanno dipinto un Istituto in buona salute, con alcuni problemi a partire dal 2022, che però potranno essere risolti con interventi preventivi.

Preoccupano il ‘turn over’ ai minimi storici e l’esplosione dei contratti a termine, ma l’Inpgi ha un patrimonio immobiliare e mobiliare di 2 miliardi di euro, mentre ci sono margini per aumentare le aliquote degli editori, oggi del 7,32 per cento più basse rispetto a quelle pagate da tutti gli altri datori di lavoro.