0 Liked
  • Da: Assostampa FVG
  • febbraio 22, 2011

TORNA IL PERICOLO LEGGE BAVAGLIO

“Questo disegno di legge è ormai come un pallone bucato e si sa che, forato, difficilmente può essere lanciato in profondità e andare in rete”. Il segretario generale della Fnsi Franco Siddi commenta così l’intenzione del premier Berlusconi di rilanciare il ddl intercettazioni nella versione originaria. “Le vicende del passato anche recente – ricorda Siddi – lo hanno ampiamente dimostrato. Sicuramente faremo, ancora una volta, di tutto per impedire bavagli e imbrigliature all’informazione”. Il segretario generale della Fnsi ricorda anche che “nel progetto di riforma professionale cui la commissione Cultura della Camera ha dato l’ok c’è il giurì per la lealtà dell’informazione".
Ma ecco cosa prevede il nuovo provvedimento previsto dal governo. Intercettazioni eseguibili per un massimo di 75 giorni, con il divieto di pubblicarne il contenuto sui giornali, pena l’applicazione di pesanti pene per giornalisti e editori. Le intercettazioni uscirebbero, così, dalla “dieta” imposta dal disegno di legge approvato dal Senato il 10 giugno del 2009 (passato alle cronache come “legge bavaglio”) e che ora, secondo quanto riferiscono autorevoli fonti della maggioranza, è la base di partenza del nuovo provvedimento voluto da Silvio Berlusconi.
LIMITI: Le intercettazioni, come oggi, sono possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni. Ma i telefoni possono essere messi sotto controllo al massimo per 75 giorni. Se c’è necessità, vengono concessi altri tre giorni prorogabili di volta in volta con provvedimento del gip. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili.
DIVIETI E SANZIONI: Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati solo con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: per gli editori che ignorano i divieti ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450mila se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti. Colpiti anche i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10.000 euro.
CIMICI: Niente più microfoni piazzati in casa o in auto per registrare le conversazioni degli indagati. Le intercettazioni saranno consentite al massimo per tre giorni, prorogabili di altri tre.
PM: Se il responsabile dell’inchiesta passa alla stampa atti coperti dal segreto d’ufficio o, semplicemente, va in tv a parlare dell’inchiesta, rischia di essere sostituito dal capo del suo ufficio.
TALPE: Chi passa alla stampa intercettazioni o atti coperti dal segreto istruttorio rischia da uno a sei anni di carcere.
NORMA TRANSITORIA: Le nuove regole si applicano ai processi in corso.
RIPRESE: Sulle riprese tv per i processi decide il presidente della corte d’appello, che può autorizzarle anche se non c’è il consenso delle parti.