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  • Da: Assostampa FVG
  • luglio 27, 2015

TUTTI GLI UFFICI STAMPA ALL’INPGI

riceviamo e diffondiamo:
Con l’articolo 76 della legge 388/2000, il legislatore ha stabilito una norma semplice e chiara: i giornalisti (professionisti, pubblicisti e praticanti), assunti come redattori o come collaboratori fissi o come corrispondenti devono essere assicurati esclusivamente con l’Inpgi/1. L’Inpgi/1 è l’Inps dei giornalisti. Una “circolare Maroni” del 2003 fissa questo obbligo anche per le Pubbliche amministrazioni. Quello degli Uffici stampa è lavoro giornalistico: pertanto coloro che vi sono impegnati e che sono iscritti negli elenchi dell’Albo devono essere assicurati con l’Inpgi/1. Attualmente da 3 a 4mila giornalisti, impiegati negli Uffici stampa di aziende private e della Pa, attendono di essere regolarizzati previdenzialmente. E’ un calcolo prudente sorretto da accertamenti empirici sindacali. Un dato molto importante emerge dai risultati delle ispezioni INPGI in Italia nel 1° semestre 2015: vi sono grandi aziende italiane e multinazionali operanti nel nostro Paese che per la comunicazione, le pubbliche relazioni e gli uffici stampa si avvalgono di giornalisti versando però erroneamente i contributi previdenziali all’INPS, anziché all’INPGI/1. In questo caso i contributi versati dalle aziende non editoriali vengono subito direttamente travasati dall’INPS all’INPGI/1 senza interessi, né sanzioni, né vertenze legali. Per l’INPGI/1 questo può rappresentare un vero toccasana perché in poco tempo si assicura liquidità proprio in un momento particolarmente difficile. Ecco alcuni significativi esempi che, grazie al lavoro di appena 18 ispettori di vigilanza, hanno consentito all’INPGI/1 – unico ente previdenziale privatizzato sostitutivo dell’INPS in Italia – di ampliare il numero dei giornalisti iscritti come lavoratori subordinati e di rimpinguare le casse per circa 1 milione e mezzo di euro per 19 giornalisti:
1) Fiat Chrysler – Torino: per otto giornalisti incassati dall’INPS 443 mila euro;
2) Fiat Group Marketing – Torino: per una giornalista incassati dall’INPS 171 mila euro;
3) Porsche Italia – Padova: per un giornalista incassati dall’INPS 173 mila euro;
4) Volkswagen Group Italia – Verona: per tre giornalisti incassati dall’INPS 264 mila euro;
5) Mercedes Benz Italia – Roma: per due giornalisti incassati dall’INPS 262 mila euro;
6) Banca Popolare di Milano – Milano: per un giornalista incassati dall’INPS 56 mila euro;
7) Banco di Sassari: per un giornalista incassati dall’INPS 105 mila euro;
8) Comune di Salerno: per due giornalisti incassati dall’INPS 54 mila euro.
9) Università della Calabria con sede a Rende (Cosenza): sono in corso di trasferimento 85 mila euro dall’INPS all’INPGI/1 per due giornalisti dipendenti del suo ufficio stampa.
Proseguendo celermente e a macchia d’olio su questa strada l’INPGI/1 potrebbe in breve tempo recuperare dall’INPS centinaia e centinaia di posizioni relative a giornalisti dipendenti che svolgono attività di comunicazione e ufficio stampa presso società pubbliche e private, enti pubblici e privati, nonché Comuni, Province e Regioni, frenando così l’emorragia di iscritti a seguito della grave crisi dell’editoria. Sindacati e Ordini regionali si sveglino e facciano una campagna informativa efficace e capillare. L’incremento delle entrate dell’Inpgi/1 è un obiettivo realistico e possibile. Tutta la categoria deve impegnarsi. Vanno illuminati innanzitutto i consulenti delle aziende (avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro e ragionieri commercialisti), che nulla sanno della professione di giornalista e del Contratto nazionale di lavoro giornalistico nonché dell’Inpgi.
(Francesco M. De Bonis)