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  • Da: Assostampa FVG
  • marzo 30, 2017

GRASSO: GIORNALISTI SEMPRE PIU’ POVERI E PRECARI

Graduale e inarrestabile precarizzazione della professione, gender gap e barriere all’ingresso per le nuove generazioni: questi i mali del giornalismo italiano secondo l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che sul tema ha realizzato un Rapporto di approfondimento presentato a Roma presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani alla presenza, tra gli altri, del presidente del Senato, Pietro Grasso e del presidente Agcom, Angelo Marcello Cardani.

Grasso: «Precarizzazione giornalisti impone azioni non rinviabili» 

Grasso

Pietro Grasso

Introducendo i lavori, il presidente di Palazzo Madama ha messo in evidenza l’impoverimento delle retribuzioni dei giornalisti, un trend che mette a rischio la dignità del lavoro nei media. «La prima spinta di chi sceglie di raccontare agli altri la realtà è la passione – ha sottolineato Grasso – ma anche la più virtuosa delle attività lavorative, necessita di retribuzioni che possano garantire una vita decorosa. Il 40% degli oltre 35mila giornalisti attivi in Italia, per lo più under 35, produce annualmente un reddito inferiore ai 5.000 euro: se si guadagna così poco significa che il tema della precarizzazione e della dignità della professione impone riflessioni e azioni non più procrastinabili».

Grasso: «No a soluzioni di corto respiro per problemi informazione» 

Il presidente del Senato ha quindi messo in guardia dal cercare il rimedio alla crisi che negli ultimi anni ha fortemente penalizzato il comparto informazione nelle «soluzioni di corto respiro», che «puntano più alla quantità che alla qualità dei contenuti». Nel lungo periodo, infatti, atteggiamenti di questo genere possono rivelarsi «controproducenti, sebbene sia consapevole delle obiettive difficoltà di fare da argine a una deriva globale che premia la velocità rispetto all’accuratezza e il sensazionalismo rispetto all’approfondimento». Grasso ha poi ricordato la «tensione» tra le agenzie di stampa e il Governo sul rinnovo dei contratti dei servizi di abbonamento della Pa, che sabato scorso «ha condotto allo sciopero generale dei sindacati dei giornalisti dell’informazione primaria». Un ulteriore sintomo dei problemi della categoria per i quali «è necessario trovare una soluzione soddisfacente».

Invecchiamento e gender gap 

I nodi critici evidenziati dal presidente del Senato trovano conferma nei dati dell’Osservatorio sul giornalismo Agcom, che nella sua seconda edizione delinea il profilo socio-demografico di un campione di 2.439 giornalisti. L’universo dei giornalisti attivi nel nostro Paese – ampio ma in costante diminuzione nel corso dell’ultimo decennio – è caratterizzato da un marcato invecchiamento (soprattutto tra i giornalisti dipendenti ma sempre di più anche tra i liberi professionisti e i parasubordinati), da significative barriere all’ingresso per i più giovani e da un generale gender gap, sia negli aspetti remunerativi, sia nel transito dalle posizioni inferiori fino ai vertici della professione.

In crescita fascia a basso reddito della professione 

Secondo i dati elaborati dal Rapporto, negli ultimi quindici anni sono andate crescendo soprattutto le fasce di reddito piu’ basse della professione, a testimonianza del fatto che sempre piu’ giornalisti esercitano la professione in modo parziale e precario. In altre parole, il settore dell’informazione sta attraversando una crisi strutturale che coinvolge tutti i mezzi a contenuto editoriale. Il Rapporto indica come le criticità di natura economica – data l’elevata precarietà nonché i notevoli rischi occupazionali – costituiscano di gran lunga quelle più sentite. Risultano, però, molto diffuse le diverse forme di intimidazione rivolte alla categoria, sia di origine criminale, sia derivanti da abusi dell’azione processuale, comportando potenzialmente un effetto dissuasivo sull’esercizio della professione giornalistica e sulla libertà d’informazione.