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  • Da: Assostampa FVG
  • febbraio 20, 2023

GRUPPO GEDI: OGGI SCIOPERO, DOMANI SENZA GIORNALI

Sciopero oggi nei giornali del Gruppo Gedi: siti non aggiornati e niente giornali, fra cui Messaggero Veneto e Piccolo, in edicola domani sabato. «La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori e l’informazione. Non lo possiamo accettare», denunciano i rappresentanti sindacali. L’Assostampa Fvg è al fianco dei colleghi in questa dura e difficile battaglia per l’informazione e la democrazia, per il lavoro e contro il precariato. Ma ecco il comunicato del Coordinamento:

17«I siti di tutte le testate Gedi oggi venerdì non saranno aggiornati. In edicola, domani sabato, non troverete nessuno dei giornali del gruppo editoriale. Le giornaliste e i giornalisti sono in sciopero per protestare a seguito della ‘messa sul mercato’ di singole testate o gruppi di testate, con i loro siti e giornali di carta e digitali». È quanto annuncia la nota dei Cdr Gedi che hanno indetto lo sciopero di tutti i giornalisti del gruppo dalla mezzanotte di ieri, giovedì 16 febbraio 2023 alla mezzanotte di oggi venerdì.

«Come ha detto l’amministratore delegato di Gedi Maurizio Scanavino nell’incontro di mercoledì con il coordinamento dei Comitati di redazione – spiega la nota – “dipende dall’offerta e dagli interlocutori”, confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all’acquisizione delle storiche testate del Nordest (il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo) a cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova. Ma il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, Huffington Post, le radio: non c’è più il “perimetro di riferimento aziendale” che lo stesso ad aveva delineato solo a dicembre. Quello che è stato il più grande gruppo editoriale italiano e che dalla sera alla mattina ha già venduto in tre anni testate storiche come la Nuova Sardegna e Il Tirreno, le Gazzette, La Nuova Ferrara, L’Espresso e chiuso Micromega, si apre nuovamente al mercato».
«La logica del vantaggio economico – affermano ancora i Cdr – si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori e l’informazione, per la quale tutte le giornaliste e i giornalisti hanno lavorato in questi anni. E lo fanno tuttora affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale. Lavoro messo ora sul mercato con tanta leggerezza con una logica puramente imprenditoriale che non possiamo accettare. In un libero mercato la proprietà ha certamente facoltà di vendere – pur assumendosi la responsabilità di disperdere l’eredità di un gruppo editoriale che ha fatto la storia dell’informazione in Italia, proiettandosi per primo e in posizioni di primato anche nel mondo della comunicazione digitale – ma avendo ben chiaro che l’informazione libera e il pluralismo sono un bene sensibile essenziale alla democrazia. Serve massima trasparenza su chi ne avrà la futura proprietà e garanzie sul rispetto dei diritti di lavoro dei dipendenti».